venerdì 27 luglio 2018
Difficile porre un argine a quelli che Mattarella ha chiamato «virus» che ammorbano la Rete: commenti beceri, ignoranti e istintivi. Anche il profilo Facebook di Avvenire ne fa esperienza
(Ansa)

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Raramente l’opinione pubblica si è polarizzata come sul tema degli «stranieri», complice un’informazione spesso drogata e il cattivo esempio di molti leader politici. Delle «bufale» abbiamo già parlato. Solo in queste ultimi giorni ne sono state sbugiardate due: la prima sui bambini-manichini annegati e la seconda sulle unghie laccate della donna salvata dal naufragio. Più difficile è porre un argine a quelle che il presidente Mattarella ieri ha chiamato «virus» che ammorbano la Rete: «Segni astiosi, toni da rissa, che rischiano di seminare, nella società, i bacilli della divisione, del pregiudizio, della partigianeria, dell’ostilità preconcetta».

Chiunque frequenti i social media ne ha prova: i commenti beceri, ignoranti e istintivi superano di gran lunga le argomentazioni riflessive e le critiche sostanziali. Anche i profili di Avvenire, in particolare Facebook, ne fanno quotidiana esperienza. Così se l’articolo riporta il pensiero della Conferenza episcopale sui recenti naufragi di migranti, ecco che in molti apprezzano l’impegno concreto della Chiesa, presidio di umanità, altri attaccano, preferibilmente senza aver nemmeno letto il testo. F.C. scrive «Accoglienza nei palazzi dei cardinali c’è tanto posto» e G.G. rincara: «Sì all’accoglienza diffusa di tutti i migranti da parte e ad esclusive spese dei nostri panciuti prelati».

Il clima di «tensione continua» a cui sono sottoposti i nostri concittadini, come ha detto Mattarella, ha investito anche 'Famiglia Cristiana', dopo la copertina in cui apostrofava il ministro Salvini con «Vade retro». Molti lettori hanno voluto esprimere la propria opinione in modo serio e argomentato – tra l’altro la stessa rivista ha pubblicato un articolo in cui ha raccolto i pro e i contro al titolo di copertina – , ma molti altri hanno scelto scorciatoie di ben altro tipo. P.C. scrive: «Siete da internare, vergognatevi parlate di politica, difendete massoni delle banche, ma uno straccio di articolo contro il prete pedofilo…». Analogo trattamento era stato riservato ad Avvenire quando, il 13 luglio, titolò in modo esplicito: «Conte e Mattarella liberano 67 ostaggi», riferendosi ai migranti a cui venne consentito di approdare a Trapani dopo ore di attesa al largo.

Il problema è che non sembra esserci un argine: l’Italia è uno dei Paesi europei che si è più rapidamente assuefatto agli 'hate speech'. Secondo una ricerca di Swg commissionata dall’Associazione Parole ostili, presentata il 7 giugno, solo il 53% degli italiani ritiene i «discorsi di odio» un problema. Nel 2017 erano il 70%. Sarà perché una parte della classe politica dirigente ha ormai fatto dei toni accesi e sguaiati la norma della sua comunicazione. Così dire «sacca di parassiti » a una minoranza è 'normale', così come postare a raffica notizie e video di immigrati coinvolti in risse o denunciati per qualche reato. Le reazioni su Facebook normalmente sono «moderate», cioè controllate, quindi ci si aspetterebbe che una personalità come il ministro Matteo Salvini ripulisca tempestivamente il suo profilo dagli «hate speech» – come quello di A.D.S. «Ascolta Salvini, lo so che per etica non li puoi mandare a f., ma non preoccuparti tu pensa a rimettere in moto l’Italia, a mandarli a f. ci pensiamo noi... Buon lavoro presidente ». Ci si aspetterebbe, appunto.

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