sabato 22 giugno 2013
«​La violenza sulla donna è una cosa riprovevole; l’uomo non è il padrone della donna, sia essa la moglie, la figlia, la sorella o la fidanzata». Il vescovo di Locri-Gerace, Giuseppe Fiorini Morosini, invita a reagire contro una certa cultura che considera la donna-oggetto attraverso una lunga nota pastorale. L'appello al mondo femmile: abbiate il coraggio di denunciare.
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​La violenza sulla donna è una cosa riprovevole; l’uomo non è il padrone della donna, sia essa la moglie, la figlia, la sorella o la fidanzata». L’invito a reagire contro una certa cultura che considera la donna-oggetto, arriva dal vescovo di Locri-Gerace, Giuseppe Fiorini Morosini, attraverso una nota pastorale che domani i sacerdoti leggeranno in tutte le chiese della diocesi.Il presule parte dai ripetuti casi di violenza sulle donne che rappresentano un vero e proprio «bollettino di guerra, di episodi crudeli e raccapriccianti, che ci fanno constatare quanto la nostra società si vada allontanando dai valori cristiani».Quanto viene diffuso dai media è forse solo la punta dell’iceberg, ci sono violenze subite nel silenzio, che non escono dalle mura di casa, che vengono sopportate «eroicamente» ma che vanno denunciate perché non si può tacere di fronte a «donne picchiate, segregate in casa per gelosia, impedite nello studio e nel lavoro, rese schiave solo per i lavori domestici».Fiorini Morosini punta l’indice su una cultura «troppo eroticizzata» che presenta aspetti per certi versi arcaici, retaggio delle famiglie patriarcali. È ancora diffusa in tanti ambienti l’idea che tocca ai genitori scegliere i fidanzati delle proprie figlie, spesso addirittura vengono favoriti fidanzamenti precoci (a 14 o 15 anni). «A questa età – spiega il pastore – non si possono avere sentimenti maturi sufficienti per impegnarsi per un legame affettivo che deve durare tutta la vita». E c’è da superare anche la vecchia mentalità «che la donna si realizza solo nel matrimonio e nel lavoro casalingo; da qui la pretesa della totale dipendenza dall’uomo, che la considera sua legittima proprietà».Proprio alcuni giorni fa, durante una veglia organizzata a Locri per ricordare le vittime della violenza, sono state portate delle testimonianze su episodi di giovani che impediscono alle fidanzate di proseguire gli studi universitari per una sorta di gelosia e di cultura del possesso. Il vescovo, nella nota pastorale, rimarca che «la vita in famiglia va affrontata nel dialogo, nel confronto reciproco, nel rispetto delle opinioni dell’altro. L’uomo non può pretendere di imporre sempre e dovunque la sua volontà, alcune volte anche con la violenza fisica». E poi c’è una convinzione largamente diffusa che mentre la donna è chiamata alla totale fedeltà, l’uomo si può sentire libero di fare ciò che vuole: «La fedeltà è un impegno e un dono reciproco», ricorda Morosini.Rivolgendosi ai genitori, il vescovo locrese chiede di educare i propri figli senza fare distinzione tra maschi e femmine, di non tenere le ragazze chiuse in casa «impedendo loro di conoscere la vita per la scelta del loro futuro lavorativo e per la scelta dell’uomo con il quale unirsi in matrimonio».Su questo punto il presule insiste: «Genitori, non avete il diritto di imporre alle vostre figlie l’uomo con il quale fidanzarsi e sposarsi. È una violenza della quale dovrete rendere conto a Dio. Sappiate che rendete infelice una vostra figlia». L’ultima esortazione rivolta alle donne è mirata alla custodia dei più alti valori, umani e cristiani, incominciando dal tenere lontani i propri uomini dalla criminalità organizzata; dal vescovo viene ribadito l’invito a vigilare sui comportamenti dei propri uomini (mariti o figli) e a rifiutare il denaro portato da loro in casa, quando c’è il dubbio che la sua provenienza non sia onesta.
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