giovedì 24 febbraio 2011
I fatti risalgono al mese di gennaio ma sono stati resi noti solo dopo la denuncia della famiglia. La preside aveva chiesto ai ragazzi di non dire al compagno delle uscite vista la sua «infermità».
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«Se non può venire lui alla gita, non verremo neanche noi». Non c’è età per ribellarsi a un’ingiustizia, come insegnano gli alunni d’una scuola media di Catanzaro che hanno protestato contro la dirigente scolastica, la quale non voleva autorizzare la partecipazione alle uscite d’un compagno di classe affetto da sindrome di Down. L’episodio, risalente a una decina di giorni addietro, è stato reso pubblico dall’avvocato Ida Mendicino, responsabile del Coordinamento regionale per l’integrazione. Tutto comincia a gennaio, quando la dirigente si rifiuta di far partecipare Tommaso (il nome è di fantasia) a una giornata d’orientamento in un istituto superiore, perché «non c’era nessuno per accompagnarlo». La dura protesta della mamma di Tommaso, che aveva quasi occupato la presidenza dell’istituto, provoca l’arrivo delle forze dell’ordine. Quando gli animi si calmano la situazione sembra rientrata. Invece, ricostruisce l’avvocato Mendicino, una decina di giorni fa la dirigente manifesta ai docenti «l’intenzione di non autorizzare in futuro alcuna uscita dello studente affetto dalla sindrome di Down». E si reca nella classe del quattordicenne chiedendo ai compagni di non fargli sapere le date di future gite e uscite, motivando la richiesta con «la scarsa capacità dello stesso ad apprendere a causa della sua infermità genetica». Le parole della preside provocano la reazione dei ragazzi, cui dà voce un’adolescente: la ragazza assicura che avrebbero preferito rinunciare tutti alle gite pur di non veder discriminato il loro compagno. Nei giorni successivi il nuovo episodio viene a conoscenza dei familiari di Tommaso, che ne informano il Coordinamento regionale per l’integrazione. Immediata la reazione: «Si tratta di un importante segnale di cambiamento in una generazione spesso tacciata d’eccesso d’individualismo e scarso senso di solidarietà – spiega l’avvocato Mendicino –. Un plauso ai ragazzi dell’istituto comprensivo di Catanzaro, che si sono dimostrati vera speranza di maturazione del tessuto sociale rispetto agli esempi che spesso provengono dal mondo dei grandi». La Mendicino, che è pure consulente nazionale dell’Associazione sclerosi tuberosa, chiarisce che del caso sono stati informati l’Ufficio scolastico regionale e quello provinciale, oltre al ministero dell’Istruzione. E fa notare che proprio nelle ultime settimane, periodo tradizionalmente dedicato all’organizzazione delle gite scolastiche, sono molti i casi simili segnalati in tutta Italia. «Molte volte i pullman non sono dotati dei sollevatori per caricare le carrozzelle, ma spesso i problemi sono provocati dalla mancanza dell’insegnante di sostegno. La normativa – conclude la professionista – prevede che chiunque nell’istituzione scolastica possa rendersi disponibile per accompagnare un disabile. Nelle scuole superiori può farlo anche uno studente maggiorenne». Ma quanti lo sanno?
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