venerdì 31 luglio 2009
L'uomo, detenuto per questioni di droga, soffriva da tempo di crisi depressive: si è impiccata in cella. La direttrice della struttura penitenziaria: siamo in sovraffollamento.
COMMENTA E CONDIVIDI
Un detenuto ascolano di 45 anni si è suicidato nel carcere di Livorno, dove era stato trasferito da Pesaro. L'uomo doveva scontare una condanna definitiva per reati legati agli stupefacenti. Da tempo soffriva di crisi depressive e per questo era stato trasferito a Livorno, struttura ritenuta più idoena ad accogliere persone con problemi psicologici.Il detenuto si è ucciso ieri intorno alle 21 impiccandosi con la sua felpa alla finestra della cella approfittando di un momento di disattenzione degli infermieri e degli agenti di custodia del carcere le Sughere. La sezione nella quale si è ucciso è a capienza ridotta e non si esclude che abbia atteso il momento della terapia per mettere in pratica le sue intenzioni suicide. «Era giunto ieri nella tarda mattinata - ha spiegato Anna Carnimeo, direttore della casa circondariale Le Sughere - e non c'erano nei suoi confronti particolari prescrizioni di sorveglianza. Evidentemente aveva maturato la sua decisione già da tempo».«Ospitiamo in questo momento non meno di 430 detenuti, a fronte di una capienza di 265 posti. È evidente che in queste condizioni siamo costretti a lavorare in condizioni particolarmente difficili»: lo sottolinea la direttrice del carcere le Sughere di Livorno,  Anna Carnimeo, evidenziando il problema del sovraffollamento delle carceri italiane dopo il suicidio del detenuto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: