giovedì 29 dicembre 2022
Caritas e Migrantes in campo per donne e bambini nella terra segnata dalla brutta vicenda delle cooperative che lucravano sulla pelle dei migranti
Un gruppo di donne a lezione di italiano

Un gruppo di donne a lezione di italiano - .

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Scuola come fondamentale strumento di integrazione e inclusione degli immigrati. Per conoscere i propri diritti e i propri doveri, per emergere dall’irregolarità, per sintonizzarsi col territorio che li ospita e inserirsi nel tessuto sociale. Tutti servizi colpiti e ridimensionati dai tagli previsti nei cosiddetti “decreti sicurezza” del governo Lega-M5s del 2018. Ma è difficile raggiungere una popolazione, quella degli immigrati, sparsa sul territorio, spesso nascosta.

Così la Caritas e la Fondazione Migrantes dell’arcidiocesi di Gaeta, in provincia di Latina, nell’ambito del Progetto Presidio 2.0, si sono inventate la “scuola diffusa” che, malgrado la pandemia, anche in quest’ultimo anno è riuscita a raggiunge circa 130 immigrati, moltissime donne, soprattutto indiane sikh e pachistane.

Una presenza molto importante perché la scuola, come sottolinea il direttore della Caritas, don Alfredo Micalusi, « può aiutarle nell’emancipazione, le fa uscire di casa, le sostiene nella rivendicazione dei diritti, contro soprusi e sfruttamento che per le donne è ancor più grave». Il servizio racconta come nella provincia di Latina non ci siano solo vicende negative come quella delle cooperative guidate dalla suocera e dalla moglie del sindacalista e oggi parlamentare Aboubakar Soumahoro, sulle quali le inchieste della procura stanno facendo emergere sempre più affari poco limpidi e certo non a favore degli immigrati. La storia di Gaeta è tutt’altro, ancora una volta storia di Chiesa in prima linea, grazie all’impegno di operatori, volontari e dei giovani del Servizio civile, in tutto una ventina di persone.

Tutto gratuito per gli immigrati, niente a carico dello Stato. Il “Progetto scuola diffusa”, come ci spiega la referente di Presidio 2.0 Chiara Desiato, è nato per rispondere alla richiesta degli immigrati di poter ottenere la certificazione A2 per la conoscenza della lingua italiana. Tale certificazione è indispensabile per poter ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno. Ma i tagli del 2018 hanno reso tutto più difficile, spingendo gli immigrati nell’irregolarità e nell’invisibilità. Nel febbraio 2019 l’Ufficio Migrantes ha organizzato, alla presenza dell’arcivescovo monsignor Luigi Vari e dei responsabili della Caritas diocesana un incontro con gli amministratori dei comuni e i responsabili delle strutture che ospitano gli immigrati per conoscere le difficoltà che scaturivano dai provvedimenti governativi. Una delle criticità emerse riguardava proprio il taglio dei corsi di italiano.

«Sul territorio diocesano sono presenti molti stranieri regolari, che necessitano del rinnovo, e stranieri irregolari per i quali la scuola rappresenta un primo passo verso la costruzione di una cittadinanza attiva e partecipata. La scuola di italiano, in questo senso, svolge un’importante funzione di advocacy». Una scuola che sceglie di venire incontro agli immigrati, scendendo sul territorio. Così la scuola diffusa si appoggia alle parrocchie, alle sedi dell’Azione cattolica, ai centri della Caritas diocesana. Quest’anno sono state impegnate ben 12 sedi diverse in tre paesi: Fondi (2 strutture), Itri (6 strutture), Minturno (2 strutture). A frequentarle soprattutto immigrati indiani e pachistani, ma anche afghani, armeni, georgiani, albanesi, ucraini, libici, nigeriani, brasiliani e della Repubblica Domenicana. In gran parte adulti ma anche bambini, con una sorta di doposcuola integrativo. Persone che sono ospitate nei Cas, che non forniscono più questi servizi, o che vivono autonomamente anche da anni. E non è solo scuola. «I partecipanti possano acquisire un senso di fiducia verso i volontari docenti, si costruiscono veri ponti culturali, e possano vedere nelle comunità parrocchiali ospitanti, luoghi di accoglienza fraterna e un riferimento sicuro per ogni evenienza».

La Caritas diocesana inoltre, anche attraverso le parrocchie, fornisce da anni alcuni importanti servizi come lo sportello di ascolto presso il Centro monsignor Fiore di Fondi, l’ostello presso il Centro San Vincenzo Pallotti di Formia che ospita anche lo studio odontoiatrico, la mensa presso il Centro don Luigi Di Liegro di Gaeta (ce ne sono anche a Fondi e Formia), con un servizio di ascolto, l’emporio solidale Serepta a Formia. La diocesi, dopo i “decreti sicurezza” si è tirata fuori dal sistema dei centri di accoglienza, sia per i tagli che, soprattutto, perché si sono ridotti a fornire quasi solo vitto e alloggio. Col rischio che i migranti diventino solo “un affare”. A Gaeta davvero si è scelto un’altra strada, diffusa e veramente inclusiva.

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