sabato 11 marzo 2017
L'ex premier al Lingotto di Torino ha aperto la campagna elettorale per le primarie. Tra le proposte l'elezione diretta del presidente della Commissione Ue. Fari puntati sul calo delle nascite.
Renzi parla al Lingotto di Torino (Ansa)

Renzi parla al Lingotto di Torino (Ansa)

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Il campo dell’antipolitica, del populismo e dei 'no a tutto' è già occupato. Matteo Renzi ha un’unica strada per riprendersi il Pd e per provare poi a riprendersi il Paese. «Se la partita è sulla paura, noi perdiamo, siamo finiti. Possiamo vincere solo se parliamo di speranza e futuro», scandisce l’ex premier tra gli applausi dei tremila del Lingotto, dove l'ex premier ha aperto la campagna elettorale in vista delle primarie del 30 aprile.

È il giorno della ripartenza, non del rinnegamento. Nemmeno del rinnegamento della battaglia con la sinistra del Pd conclusasi con una scissione che nella platea sembra pesare poco e nulla: «Vogliamo essere eredi, non reduci», arringa Renzi. Dove per 'reduci', va da sé, si intendono D’Alema, Bersani & co. La musica, però, in parte è cambiata. Letteralmente. Dalle compilation 'cool' delle 'leopolde fiorentine' si passa ai cantautori italiani. C’è anche Baglioni e la sua eterna 'Strada facendo'. C’è voglia, insomma, di risintonizzarsi con il Paese vero che ha simboli ed esigenze diverse da quelle che si vedevano a Palazzo Chigi. Renzi lo ammette. Sulla scuola. Sulle disuguaglianze. Sulle sfide non affrontate a dovere, come il crollo demografico citato ampiamente dai due interventi serali di Mauro Magatti e Letizia Mencarini. Le vicende giudiziarie per un pomeriggio restano nell’ombra. Anche i temi congressuali posti da Emiliano e Orlando riecheggiano nelle parole di Renzi solo fino a un certo punto.


«Il presidente del Consiglio è anche il leader del partito, è così in tutta Europa e solo così abbiamo ottenuto flessibilità dall’Ue», precisa Renzi. E tuttavia, quando promette più 'collegialità' nella gestione del partito, ammette di aver fatto troppo poco il segretario. Il ticket con Martina serve a questo, a garantire collegialità e cura dei territori. Tuttavia, questo ticket non è che parta alla grande. Renzi doveva parlare dieci minuti e poi lasciare la parola al ministro dell’Agricoltura.

Ma il suo discorso di 75 minuti chiude ogni spazio. Martina recupererà stamattina. L’ex premier ha sassolini da togliersi dalle scarpe. Specie con Bruxelles: «Ci hanno mandato la letterina sullo 0.2 mentre mezza Italia tremava per il terremoto. L’altra faccia dell’anti-politica sono i tecnocrati. Noi dobbiamo batterci per eleggere il presidente della Commissione Ue e il Pse deve scegliere il suo candidato con primarie transnazionali».

Quello sull’Ue è l’unico 'titolo' sparato per i giornali, il resto è soprattutto analisi politica. Con attacchi continui a M5S, il 'partitoalgoritmo'. Con il quale, però, si compete «formando classe dirigente competente». Con questo scopo nascerà nel 2018 la 'Frattocchie 2.0', annuncia Renzi che pensa a una scuola per 200 giovani. E non basta. Nascerà anche la piattaforma telematica 'Bob', in onore a Bob Kennedy, risposta renziana al sistema Rousseau di Grillo e Casaleggio. Sempre allo scopo di contrastare M5S l’ex premier ribadisce che 'dare opportunità di lavoro è più importante dell’assistenzialismo, il reddito di cittadinanza è il contrario di quello che intendiamo noi per dare dignità ai giovani'.

L’esempio, spiega, sono i giovani del consorzio Goel della Locride, che prenderanno la parola oggi. Le presenze. In prima fila ci sono Orfini, Fassino e Chiamparino, in ordine di 'renzismo'. In platea c’è il governatore campano De Luca. Mancano il vicesegretario dem Guerini e i ministri, impegnati a Roma per il Cdm e in arrivo tra oggi e domani. Il pienone di 'pezzi grossi' dovrebbe esserci oggi, con il clou che si raggiungerà nel confronto con il ministro dell’Economia Padoan.

Ma il vero 'giallo' è se prenderanno o meno la parola il figlio di Nugnes, l’assessore di Napoli suicida nell’ambito della prima inchiesta sull’immobiliarista Romeo nel capoluogo partenopeo, e Graziano, il presidente del Pd campano da poco liberato dall’accusa terribile di flirtare con i clan. Anche se Renzi non vuole, il Lingotto 2017, quello che cade a 10 anni dall’atto fondativo del Pd veltroniano, potrebbe scaldarsi più intorno al dossier-giustizia che intorno ai 'temi concreti'. L’altro tema-ombra, il sostegno a Gentiloni, è invece sgomberato nei primi cinque minuti di discorso: «Siamo con Paolo, in Italia c’è un governo che sta lavorando e deve continuare».

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