mercoledì 22 giugno 2011
Il passaggio sugli impegni internazionali era stato preannunciato da Frattini a Napolitano. E il ministro degli Esteri ricorda anche l’esigenza di unità di intenti con l’Europa sui conti e sul patto di stabilità.
INTERVISTA AL MINISTRO La Russa: non si esce a settembre, il rifinanziamento verrà votato
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«Il governo assumerà decisioni sul da farsi solo dopo l’imminente riunione del Consiglio Supremo che si terrà alla presenza del Capo dello Stato e valuterà la riduzione dei contingenti sempre in accordo con le altre istituzioni internazionali». È uno dei passaggi più delicati del discorso di Silvio Berlusconi al Senato, certamente il più delicato sul versante internazionale. Sì, qualche concessione alle ragioni della Lega c’è: «Condivido la preoccupazioni di quanti temono il prolungarsi delle operazioni», dice il presidente del Consiglio, rivendicando anche che «il governo italiano si è attivato per una soluzione politica e diplomatica della crisi». Ma oltre non va: «Il Parlamento italiano ha autorizzato la partecipazione alla missione di pace e fino ad ora grazie alla Nato sono state salvate migliaia di vite umane», ricorda Berlusconi,Dunque, al di là delle buone intenzioni e degli auspici, sul piano delle azioni concrete c’è più attenzione alla sintonia istituzionale con il Quirinale e con gli alleati internazionali, di quanta non ve ne sia nei confronti dell’alleato interno che lancia segnali e strattona il premier anche sulla politica estera. Sottoporre, correttamente, ogni decisione sulla crisi libica, e non solo su quella, all’«imminente riunione del Consiglio supremo di Difesa», in programma mercoledì 6 luglio, significa ribadire che nessuno strappo con il Quirinale è pensabile su questo tema, non foss’altro perché si tratta di un organismo presieduto dal capo dello Stato, che si riunisce peraltro al Quirinale, nel quale il premier è oltretutto, per dare l’idea, vice di Napolitano, chiamato istituzionalmente a guidarne i lavori.Un passaggio, questo, del discorso di Berlusconi scritto praticamente a quattro mani con il ministro degli Esteri Franco Frattini, che l’altra sera, prima si è sentito a lungo al telefono con Napolitano rassicurandolo sulla continuità degli impegni al di là della dialettica interna alla maggioranza. Un testo elaborato a Palazzo Grazioli nel corso del vertice del Pdl d’intesa anche con il ministro della Difesa Ignazio la Russa.Dal Quirinale però non arriva nessun segnale di disgelo, ma solo attesa per le decisioni concrete che verranno assunte. C’è il nodo del rifinanziamento delle missioni che preoccupa e non poco Napolitano, nodo che va affrontato entro fine mese. Ma ancora prima, venerdì, c’è un altro appuntamento cruciale, il Consiglio europeo in programma a Bruxelles a livello di capi di stato e di governo dell’Unione. Certo, a tema in quella sede ci sarà la tenuta dei conti e il patto di stabilità, ma l’Italia che ha una situazione molto delicata al riguardo, e non può certo pensare di strappare sulla Libia proprio nel momento in cui c’è da serrare le fila con gli alleati europei sul versante economico. In questo quadro non è un caso che Frattini, sul suo blog, commentando a stretto giro l’intervento di Berlusconi metta in relazione i due punti. «Tra qualche giorno - ricorda il ministro degli Esteri - l’Italia dovrà far fronte a un ulteriore impegno europeo: il Consiglio Ue svilupperà, infatti, le linee strategiche del patto di stabilità che richiama tutti i Paesi membri a quella speciale serietà che consiste nel tenere in ordine i conti e prepararsi al pareggio di bilancio nel 2014. Dall’Europa - continua Frattini, che in questi giorni si è sentito spesso anche con il collega Roberto Maroni - ma anche dagli altri organismi internazionali, proviene dunque una forte richiesta di non fare da soli: di rispettare gli impegni assunti tanto nel governo dell’economia quanto, ad esempio, nell’espletamento degli impegni assunti nelle missioni internazionali o nella cooperazione per gestire i flussi migratori».Dalla portavoce della Nato Oana Lungescu, intanto, con sollievo per il nostro governo, è arrivato ieri un messaggio di «rispetto» per il nostro dibattito interno, e un riconoscimento al «prezioso alleato e contribuente» dell’Alleanza Atlantica. Ruolo che è stato accresciuto di recente, ricorda la portavoce, con la decisione di attribuire proprio all’Italia il più nuovo dei centri di comando aereo, il "Deployable Air Command and Control Centre", nel quale - ricorda Lungescu - lavoreranno 280 persone, e che «darà alla Nato una potente ed unica capacità aerea sul suolo italiano».
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