L'Italia vedrebbe di buon occhio l'apertura di "corridoi umanitari" in Libia, ma arriva l'altolà di Parigi e soprattutto della stessa Nato. La Francia è infatti contraria a qualsiasi interruzione della campagna militare contro il regime di Muammar Gheddafi, e per il segretario generale alleato, Anders Fogh Rasmussen, "occorre continuare la missione perché, se ci fermassimo, un numero imprecisato di civili perderebbero la vita".A innescare i distinguo è stato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che parlando oggi davanti alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato ha detto che
in Libia è "fondamentale una immediata sospensione umanitaria delle ostilità per creare corridoi umanitari" in grado di aiutare la popolazione. Fermandosi poi con i giornalisti, Frattini ha precisato che "un appello internazionale per corridoi umanitari in Libia riceverebbe il sostegno dell'Italia". Il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, a sua volta ha sottolineato che si tratta soltanto di "un'ipotesi di lavoro", e nemmeno "italiana", concernente zone ben delimitare del Paese maghrebino, per esempio "Misurata e le montagne dell'ovest".La pronta
replica francese è arrivata per bocca del portavoce del ministero degli Esteri, Bernard Valero, il quale ha ricordato come "la coalizione e i Paesi che si sono incontrati ad Abu Dhabi per la riunione del Gruppo di Contatto si siano espressi all'unanimità sulla strategia" e cioè "bisogna intensificare la pressione su Gheddafi". "Qualsiasi sospensione delle operazioni rischierebbe di far guadagnare tempo" al colonnello e consentirgli di "riorganizzarsi", ha spiegato il portavoce del Quai d'Orsay. "Sarebbe il popolo libico a soffrire al più piccolo segnale di una nostra debolezza", ha concluso Valero.Nell'audizione parlamentare che ha preceduto il
Consiglio Europeo al via domani a Bruxelles, Frattini ha comunque ricordato che l'Italia ha ribadito la sua "chiara e precisa raccomandazione sulla drammatica vicenda degli errori che colpiscono i civili", cosa che "non è la missione Nato". La Cina nel frattempo ha definito il Consiglio Nazionale Transitorio creato dai ribelli libici come un "importante partner di dialogo": a precisarlo è stato il
ministro degli Esteri di Pechino, Yang Jiechi, al termine dei colloqui con il premier del Cnt, Mahmoud Jibril.Una delegazione dell'Organizzazione della Conferenza Islamica è giunta in giornata in Libia per una missione di mediazione: dalla sede di Gedda, in Arabia Saudita, lo ha annunciato lo stesso organismo pan-islamico, secondo cui i suoi emissari avranno dapprima colloqui con i dirigenti dell'insurrezione, quindi si trasferiranno a Tripoli, dove incontreranno il regime libico.