martedì 29 marzo 2011
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È polemica a distanza tra l’oncologo Umberto Veronesi e il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella a proposito della legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento che sarà in discussione nell’aula della Camera il mese prossimo. Al professor Veronesi, che accusa i senatori di avere votato per mera opportunità («per tenersi buona la comunità ecclesiastica») il disegno di legge Calabrò che nega la possibilità di rifiutare alimentazione e idratazione, replica il sottosegretario Roccella: «Nelle votazioni a scrutinio segreto sono cresciuti i voti a favore della legge». «Questa legge non è “sul” ma “contro” il testamento biologico» ha detto ieri Umberto Veronesi. E ha aggiunto: «Vogliamo lasciare libertà a tutti quindi chi vuole essere mantenuto in vita ha il diritto di esigerlo, chi crede in Dio ha il diritto di affidarsi a lui fino alla fine, ma bisogna anche lasciare libertà di scelta a chi invece non vuole essere sottoposto a terapie forzate per chissà quanti anni». Veronesi ha rivendicato la possibilità (esclusa dalla legge) di rifiutare alimentazione e idratazione: «Devo ricordare che stiamo parlando di stati vegetativi permanenti in situazione di coma irreversibile, un punto ormai in cui non si vede e non si sente e non soffre». L’avere inserito la riga «che dice che non è concesso esprimere il rifiuto dell’alimentazione assistita» «nega le 10 pagine precedenti, per cui questa non è una legge per il testamento biologico ma contro». Infine l’affondo: la maggior parte dei senatori «sono d’accordo con noi ma hanno votato la legge per questioni di opportunità perché il clima è tale che bisogna tenersi buona la comunità ecclesiastica». Replica Eugenia Roccella, con un lungo comunicato, dapprima sul contenuto scientifico: «Il professor Veronesi si ostina inspiegabilmente a definire la condizione dello stato vegetativo come “irreversibile” e “permanente” quando gli specialisti e la comunità scientifica hanno abbandonato queste definizioni ormai da anni proprio perché nessun medico può assicurare che non ci siano possibilità di recupero». Poi il sottosegretario alla Salute puntualizza: «Ma la cosa più grave nelle dichiarazioni del professore è l’accusa di strumentalità rivolta ai senatori della maggioranza che avrebbero votato la legge Calabrò solo per cinico opportunismo. Come spesso accade, le forzature ideologiche non tengono in nessun conto i numeri e i fatti: se fosse vera la sua offensiva ipotesi, il professor Veronesi dovrebbe spiegare come mai in tutte le votazioni segrete avvenute sui punti più delicati della legge, il numero dei voti sia cresciuto a volte in modo consistente». E sottolinea che «la verità è che nel Parlamento italiano, come nel resto del Paese, esiste uno spontaneo sentimento di “favor vitae” contro ogni slittamento verso l’eutanasia». Sempre ieri, in un’intervista radiofonica, Eugenia Roccella aveva paragonato la morte di Eluana Englaro a quella di Stefano Cucchi: «Due casi diversi, ma la modalità della morte per disidratazione è sempre la stessa, dolorosa e traumatica». «Non si tratta di scegliere una terapia o meno – aveva concluso il sottosegretario – perché rinunciare all’alimentazione e all’idratazione porta alla morte anche chi è sano, sarebbe un suicidio assistito».
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