mercoledì 14 ottobre 2020
Con la campagna "Liberi di partire, liberi di restare", realizzati 130 progetti in Italia e nel mondo per 27,5 milioni. Russo: è testimonianza della Chiesa in uscita. Zuppi: carità produca cultura
Il cardinale Gualtiero Bassetti, insieme a monsignor Stefano Russo

Il cardinale Gualtiero Bassetti, insieme a monsignor Stefano Russo - Gennari/Siciliani

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Davanti a un mondo le cui parole sono spesso di chiusura, «se non addirittura aggressive», la risposta arriva proprio dai quattro verbi cardine della campagna della Chiesa italiana “Liberi di partire, liberi di restare”: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare. Quello che si è fatto appunto dal 2017 con 130 progetti (di cui 110 in Italia) nei Paesi di transito e di partenza dei flussi migratori, con un investimento di oltre 27,5 milioni di euro provenienti dai fondi dell’8 per mille. Educazione, formazione professionale, supporto psicologico, inclusione lavorativa, tutela dei minori e delle donne immigrate, spesso vittima di tratta, sono state tra le principali linee di azione di interventi in favore dei migranti che hanno coinvolto associazioni, diocesi, parrocchie e comunità intere in Italia e all’estero.

Una campagna che è dunque «segno dei tempi, un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace», ha ricordato il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, nell’omelia della celebrazione eucaristica che questa mattina ha aperto l’evento conclusivo della campagna. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, citando le parole di Papa Francesco nella sua enciclica “Fratelli tutti”, sottolinea che l’aggressività a cui il Papa si riferisce è quella che viene dal «difendere il proprio isolamento consumistico e comodo», che favorisce «il pullulare di forme insolite di aggressività, di insulti, maltrattamenti, offese, sferzate verbali fino a demolire la figura dell’altro». Le parole ispirate che vengono da Dio, invece – ha continuato il cardinale - invitano all’apertura e alla carità. Ci mettono in guardia, anzi, da ogni egoismo». Ciò che non va dimenticato, la conclusione del cardinale Bassetti, è perciò che «tra le opere di giustizia sulle quali verremo giudicati vi è anche quella dell’accoglienza nei confronti degli stranieri». Infine, parlando a braccio, ha sottolineato di essere «molto contento del movimento che sta andando verso lo ius culturae perché quando un ragazzo ha assimilato la nostra cultura perché non deve essere uno dei nostri?».

Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei

Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei - Gennari/Siciliani

Con la campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, infatti, la Chiesa ha contribuito a cambiare la narrazione sui migranti «spesso falsata e utilizzata come leva per battaglie ideologiche», ha aggiunto il segretario della Cei monsignor Stefano Russo, sottolineando come la campagna sia «il segno eloquente di un’attenzione non sporadica al fenomeno migratorio, di un impegno globale e continuo che è testimonianza di una Chiesa in uscita». Perciò i quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – indicati da Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante, ha detto subito dopo, costituiscono «la magna charta di ogni politica migratoria che voglia essere efficace, ma anche dell’atteggiamento di chiunque si dica cristiano».

Le migrazioni infatti vanno considerate come una pandemia, perché c’è chi scappa dalla pandemia della guerra, chi da quella della fame e della desertificazione. Per questo, le parole dell’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Maria Zuppi, la Chiesa ha il compito di fare cultura, in contrapposizione con «tanti slogan che inquinano», bisogna avere ancora più coraggio «nel trasmettere dei contenuti in maniera intelligente, tra una generazione che rischia la superficialità digitale e la fabbrica dell’odio che può dire tutto e il contrario di tutto». Senza cultura, visione della vita, valori condivisi, è davvero pericoloso infatti – ha proseguito - La carità «deve produrre cultura, perché non basta la generosità. Dobbiamo andare in profondità per capire le necessità e cosa si può fare».

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