martedì 27 dicembre 2011
Dopo il Natale trascorso a Milano, oggi il presidente del consiglio rientra a Roma per preparare il Cdm e l’incontro di fine anno con la stampa. Sulle liberalizzazioni si media tra Pd e Pdl. Il professore vuole «segnali subito». Anche le municipalizzate nel pacchetto.
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«Gli italiani capiranno che facciamo sul serio, che siamo qui per salvare e rilanciare il Paese». Da Milano, dove ha trascorso i giorni di Natale, il premier Mario Monti preferisce non replicare pubblicamente agli «ingenerosi» attacchi di alcuni partiti sulla contrazione dei consumi natalizi. Ma ai ministri che sta sentendo per preparare la riunione di governo di domani lancia un messaggio: non sarà soltanto una ricognizione dei prossimi temi, ci sarà uno scadenzario ben preciso di misure per lo sviluppo che già a inizio gennaio daranno vigore alla cosiddetta "fase due".Da giorni i tecnici sono al lavoro per predisporre schemi di provvedimenti. Già domani, dunque, si capirà «nel dettaglio» cosa intenda fare il professore. Anche perché giovedì c’è l’incontro di fine anno con la stampa - incontro che si annuncia "senza sconti" sui temi dello sviluppo - e il premier non vuole limitarsi ad enunciazioni di principio. A partire dalle liberalizzazioni, che dopo il braccio di ferro con il Pdl su farmacie e taxi potrebbero rivedere la luce. Con quale formula? Quella dei «pacchetti organici» che scontentano azzurri e Pd in egual misura. Nei provvedimenti finalizzati ad aprire il mercato, cioè, entrerebbe anche l’ampio capitolo dei servizi gestiti "in house" dai Comuni e dagli enti locali, avviando la fase delle privatizzazioni, come evocato dai colonnelli del Pdl che ritenevano gli interventi a favore delle parafarmacie una "cortesia" fatta alle «cooperative vicine al Pd». «Mai singoli settori, nessuno si senta colpevolizzato», sintetizza il presidente del Senato Renato Schifani.Certamente più difficile dare subito segnali concreti sulla riforma del mercato del lavoro. Monti ha promesso ai sindacati ampia concertazione, e dopo aspre polemiche, insieme al ministro Elsa Fornero, ha derubricato a «non prioritaria» la revisione dell’articolo 18. La discussione su questioni come il contratto unico, i sussidi di disoccupazione e il bilanciamento degli ammortizzatori sociali a vantaggio dei meno garantiti ha ancora bisogno di superare le incrostazioni lasciate dalla rivoluzione sulle pensioni. Ma dal capitolo si può stralciare il paragrafo sulla riduzione del fisco sui salari, che Monti sembra ritenere urgente per rispondere al rischio recessione e contemperare in parte gli effetti - ancora non avvertiti nelle tasche - delle sue misure di risanamento. Un dossier potrebbe sbarcare in Consiglio dei ministri con alcune ipotesi di copertura finanziaria, e sarebbe, in concreto, la testa d’ariete della più ampia riforma dei tributi e delle agevolazioni fiscali.Monti sembra avvertire la necessità di lanciare «segnali subito» contro la recessione, cui può contribuire il ministro Corrado Passera varando un piano di infrastrutture cofinanziato dai privati. Ma per un reale colpo d’acceleratore, ha bisogno di riprendere, dopo i vari summit prenatalizi, il filo con tutti i leader politici. Perciò oggi il professore ritorna a Roma. In agenda c’è un incontro con il leader del Mpa Raffaele Lombardo. Ma è probabile che risenta Alfano, Bersani e Casini. E il leader Udc già blinda il premier: «Ha davanti una grande sfida – dice al Tg1 –. I partiti pensino al Paese e non ai loro secondari interessi».
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