giovedì 16 gennaio 2014
L'onorevole Paola Binetti ha scritto, tramite Avvenire, a Di Sarno, detenuto con gravi problemi di salute. Un invito accorato a reagire, a dare importanza e senso alla propria vita.
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L'onorevole Paola Binetti ha scritto, tramite Avvenire, una lettera aperta a Vincenzo di Sarno. Un invito accorato a non lasciarsi andare, a dare importanza e senso alla propria vita, anche perché ci sono persone per cui è importante.
Seguo la tua vicenda da alcuni giorni e mi piacerebbe venire a trovarti per parlare di te, della tua malattia, della tua condizione in carcere e della tua richiesta al Presidente Napolitano. Ma mi piacerebbe parlare con te anche della reazione “di gioia” con cui tua madre ha accolto le parole del Presidente della Repubblica. Probabilmente spera di riaverti presto vicino e di potersi prendere cura di te, come ogni madre spera di poter fare quando sa che il proprio figlio sta soffrendo. La tua storia ha colpito tante persone, ha commosso, ha suscitato davvero profonda solidarietà. Ti assicuro che in Parlamento moltissimi deputati hanno sperimentato un rinnovato senso di responsabilità per migliorare le condizioni delle nostre carceri, a cominciare dalla qualità dell’assistenza medica per i carcerati, che non sembra ancora pienamente all’altezza di una moderna medicina penitenziaria. Già a settembre tua madre aveva chiesto al Presidente Napolitano la grazia per te; ma non eri ancora sufficientemente grave e, solo a novembre, quando sei ulteriormente peggiorato ha potuto rinnovare la sua richiesta: un gesto di clemenza, per poter affrontare in condizioni più umane questo momento così particolare della tua vita. Eppure, ciò che ha colpito di più l’opinione pubblica è stata la tua richiesta di eutanasia. Questo è il punto su cui invece non mi trovo d’accordo con te e spero che tu ottenga la grazia e possa continuare a vivere a lungo per intraprendere una battaglia positiva per i diritti civili dei carcerati, a cominciare da quelli malati. E’ di queste ore la notizia che il magistrato ha rigettato le istanze dei difensori di sospensione dell’esecuzione della pena, ma ha disposto il ricovero presso un ospedale del territorio.È arrivato per te il momento di non lasciarti andare; il tuo rifiuto delle terapie non aiuta te stesso, né chi - come te - soffre di gravi malattie in carcere. È il momento di lottare sollecitando le istituzioni ad abbandonare atteggiamenti inutilmente “coercitivi”: la malattia è diventata una sorta di pena alternativa, che compie perfettamente al debito che hai contratto con la società. Ci sono molti modi di riparare ai propri errori, modi diversi di soffrire e di riparare, involontariamente tu oggi lo stai facendo con la tua malattia, che merita però tutta l’attenzione possibile. Non so se ti hanno parlato delle cure palliative, sono cure che possono davvero allontanare i dolori di cui soffri e contribuire a migliorare la tua qualità di vita, in modo che tu non debba più desiderare di morire al punto da chiedere l’eutanasia. La vita merita sempre di essere vissuta, perché è sempre possibile darle un senso e scoprire quante persone desiderano averci vicino, prima su tutti tua madre. Sperando di incontrarti presto, mi impegno, con i miei colleghi in parlamento, a lottare per te e con te. Paola Binetti
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