venerdì 14 giugno 2013
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Sull’Iva è iniziato un tiro alla fune pericoloso, che proprio non piace a Enrico Letta. Perché oscura quella che per lui è la priorità, ovvero il provvedimento su giovani e lavoro. Perché dà segnali contrastanti all’Europa sulla solidità dei conti pubblici. Perché porta Pd e Pdl sulle barricate. Perché crea tensione addirittura tra i ministri. Perciò il premier ha deciso di scendere in campo e rompere gli indugi, e ieri ha provato a chiudere il cerchio con Saccomanni, Alfano e Berlusconi: la proroga di tre o sei mesi - questo il senso del suo discorso - si può fare, ma bisogna fare un ragionamento unico che comprenda anche l’Imu. Se il Pdl rinuncia all’abolizione totale sulla prima casa, lasciando la tassa sulle abitazioni di lusso e sui redditi alti, allora ci sono i margini per congelare l’Iva almeno sino al varo della legge di stabilità, quando intercettando la crescita e con le risorse provenienti dalla fine della procedura di deficit si può bloccarla definitivamente.Fino a quando Berlusconi non cederà, l’ordine di scuderia di Palazzo Chigi è di improntare il discorso sull’Iva secondo i canoni del "quasi impossibile". Le parole di ieri di Saccomanni e Zanonato, apparentemente contraddittorie, seguono invece lo stesso filo logico. «Stiamo vagliando tutte le ipotesi – dice il ministro del Tesoro al Senato –, siamo consapevoli degli effetti negativi dell’aumento. All’esame c’è anche la riduzione di tre mesi o il rinvio per un periodo di tempo che consenta di guardare con più chiarezza all’evoluzione economica, che potrebbe mostrare qualche segnale di miglioramento». Ma il Pdl non ha nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che Saccomanni accosta la porta: «Per l’Iva servono 4 miliardi, per l’Imu altri 4. Fanno 8. Sono risorse al momento non rinvenibili».Abbastanza perché Brunetta cominci a scaldarsi, a precisare su numeri e circostanze, a ricordare che per i prossimi 6 mesi, per l’Iva, di miliardi ne bastano 2. E che sull’Imu non si scherza: si elimina tutta, non a pezzi. Figurarsi poi quando Zanonato aumenta il tasso di pessimismo: «Evitare l’aumento è impossibile, e l’Imu deve essere pagata dalle case di lusso». L’ex ministro pidiellino insorge, ma anche la colomba Schifani alza la voce e chiede ai due ministri di «coordinarsi tra loro». E si rivolgono a Letta per «fare chiarezza».Ma il premier ha ormai chiaro il punto di approdo. Al punto che la "rimodulazione" dell’Imu sarà pronta prima della scadenza del 31 agosto, proprio per consentire di fare un discorso che va quasi di pari passo con l’Iva. È convinto, Letta, che tutto si risolverà quando a fine mese, a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’aumento di un punto percentuale della tassa sui consumi, si ragionerà di coperture. Quando si vedrà che l’unica fonte di risparmio a tiro sono le agevolazioni fiscali, sulle quali i partiti sono sempre riottose a mettere le mani.Di questa ricca e complessa agenda Letta e Patroni Griffi hanno parlato ieri pomeriggio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. E il Colle ha assunto su di sé il carico della consueta moral suasion perché lo scontro ideologico su Imu e Iva non metta a rischio l’unica vera priorità, la disoccupazione giovanile. E dal vertice al Quirinale è emersa anche una priorità di tipo socio-culturale, quella sulla cittadinanza agli stranieri nati in Italia.Il decreto e il ddl semplificazioni previsti domani al Cdm ne terranno conto. Una norma prevede che i 18enni figli di stranieri potranno diventare cittadini italiani anche in caso di eventuali inadempimenti amministrativi da parte dei genitori, portando come prova certificati scolastici e medici. È, appunto, una semplificazione di un iter che oggi è molto più complesso.Non dovrebbe invece essere affrontato durante la riunione di governo il "pacchetto lavoro" preparato dal ministro Giovannini, che slitterebbe - a meno che Letta non imponga uno sprint - alla settimana prossima. Dunque le semplificazioni saranno il piatto forte. Il decreto di 15 articoli e il ddl di 82 intervengono su adempimenti burocratici riguardanti lavoro, ambiente, privacy e fisco. Ad esempio, il Documento di regolarità contributiva avrà una durata più lunga e non dovrà essere presentato per ogni appalto. Molte facilitazioni per le piccole-medie imprese, che avranno meno "scartoffie" da produrre. Passano on line molte comunicazioni relative alla salute e si riducono i documenti sulla sicurezza per gli assunti per meno di 50 giorni. Via veloce anche per la valutazione d’impatto ambientale. In Cdm dovrebbero entrare anche provvedimenti sull’agenda digitale e qualche liberalizzazione.
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