sabato 22 giugno 2013
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Non serve il pallottoliere e non c’è suspence nel primo voto di fiducia per il governo Letta. L’esecutivo è costretto a ricorrervi solo per evitare che l’ostruzionismo del Movimento 5 stelle finisca per far decadere il decreto legge sulle emergenze, varato di lì a qualche ora. La tensione con i grillini resta alta, ma c’è chi è pronto a fare i calcoli per interpretare la differenza tra i 383 voti a favore del dl (154 i no) con i 453 consensi ottenuti dall’esecutivo dopo aver ricevuto l’incarico da Napolitano. I cento assenti di ieri fanno la differenza, e subito gli occhi si puntano in casa del Pdl, dove le polemiche per la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi e le eventuali ripercussioni sul governo non si placano. Ci pensa allora lo stesso premier, mentre si chiudono le votazioni, a pronunciare parole distensive nei confronti del Cavaliere.Così, mentre parte la caccia ai voti mancanti, il presidente del Consiglio si mostra comprensivo nei confronti del malumore del suo alleato: «Immagino – dice – che sia rimasto deluso, ma le sue parole pubbliche sono state senz’altro corrette e collaborative». In realtà, le assenze risultano più o meno equamente distribuite tra tutti i gruppi. Anche se il partito della maggioranza meno compatto in aula risulta proprio il Pdl, con il 20,62 per cento dei parlamentari che non hanno partecipato al voto (20 su 97), seguito da Scelta Civica con il 19,15 (9 su 47), e il Pd che conta solo l’8,87 per cento di assenti (26 su 293). Presente in massa il Movimento Cinque stelle (6 assenti su 107) con il 5,6 di non partecipanti al voto e una percentuale uguale per Sel, con 2 assenti su 36. Per la Lega erano assenti 3 deputati su 20, 5 su 9 mancanti in Fratelli d’Italia e 2 deputati assenti del gruppo Misto su 20 componenti. Di tutti, in missione erano 19 (tra gli altri la ex capogruppo dei grillini, Roberta Lombardi, i ministri Beatrice Lorenzin, Gianpiero D’Alia e Nunzia De Girolamo e il segretario del Pd Guglielmo Epifani ieri in Sicilia per la campagna elettorale per i ballottaggi).La battaglia, comunque, almeno quella aperta, si consuma ancora con i deputati stellati, con i quali si sfiora la rissa. A dar fuoco alle polveri è un intervento in fine di seduta del democratico Khalid Chaouki sull’addio al movimento grillino di due senatrici. «Do la mia vicinanza e solidarietà alla senatrice Adele Gambaro e a Paola De Pin – dichiara Chaouki – : non possiamo essere indifferenti a un clima di intolleranza rispetto a pareri e opinioni, un clima inaccettabile in un Parlamento democratico. Dobbiamo pretendere da tutti i partiti e da tutti i gruppi di rispettare il pluralismo e la libertà». Al giovane deputato pd replica per il M5S Alessandro Di Battista: «Ricordo che nel Pd è stato detto, durante l’elezione del presidente, che chi non votava Prodi sarebbe stato espulso». Pronto il democratico Emanuele Fiano: «Ricordi male!». Ma Di Battista continua: «Ricordo le decine di consiglieri Pd espulsi perché legittimamente lottavano contro il Tav. Pertanto noi non accettiamo nessuna lezione da voi».A infuriarsi è Nazzareno Pilozzi, di Sel: «Che il Pd abbia spesso comportamenti alquanto fuori dal normale non c’è dubbio, ma che voi dobbiate giustificare i vostri comportamenti in base a quello che fa il Pd, visto che eravate venuti qui dentro per insegnare a noi come si dovevano cambiare le attività dei partiti politici, è alquanto strano. Il M5S prende il peggio dei partiti politici». Il clima si fa incandescente e la presidente della Camera Laura Boldrini intima il suo «Ora basta!». Ma gli animi si infiammano ancora e dai banchi Cinquestelle Manlio Di Stefano si avvicina a Pilozzi: sembra imminente la rissa tanto che i commessi arrivano per separare i facinorosi.Una cronaca annunciata, sicuramente, che ricalca quella delle passate legislature senza M5S. Dietro la quale, invece, resta nella penombra la voglia di rivalsa del Pdl, che nega ogni addebito sul calo di consensi a Letta. «L’atteggiamento del Pdl non è cambiato dal giorno dell’insediamento dell’esecutivo e non cambierà fintanto che il governo sarà in grado di affrontare e risolvere i problemi dell’Italia e degli italiani. Irrinunciabili saranno l’abolizione definitiva dell’Imu e il congelamento dell’aumento dell’Iva», assicura la portavoce Mara Carfagna.
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