venerdì 21 aprile 2023
Il presidente Tridico: «Ci mancherebbe cancellarlo, è la misura sociale più importante». I dati: vale in media 164 euro mensili a figlio. La ministra Roccella: è parte di una strategia più ampia
Il logo dell'Inps, sede di Bari

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I progetti del governo sono visti con cautela dall’Inps, che intanto fa il punto sul primo anno di applicazione della misura dell’assegno unico universale e difende la misura che è gestita dall’istituto. L’assegno unico e la detassazione per le famiglie con più figli «sono due misure separate - ha chiarito il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, proprio a un convegno sulla prima annualità di tale strumento. - Non penso che ci sia la volontà da parte di nessuno di cancellarlo, funziona benissimo. Ci mancherebbe, è la misura sociale più importante del Paese», ha detto.

«Per il sostegno alla natalità credo che bisogna pensare a strumenti combinati: da un lato la detassazione, dall’altro l’assegno unico universale che già c’è. E poi i servizi», ha concluso.

Un messaggio rafforzato dal direttore generale Vincenzo Caridi: «Sono scelte politiche, di certo l’assegno unico può essere rafforzato e non è in contrasto con altre misure che possono essere previste per incentivare la natalità nel nostro Paese». Per Caridi l’assegno unico «è una misura importante perché riguarda la generalità delle famiglie e credo che sia un primo esperimento importante per potere aumentare anche la natalità».

I numeri presentati al convegno dicono che in un anno sono stati pagati alle famiglie 16,5 miliardi di euro per oltre 6 milioni di nuclei, a fronte di 10 milioni di domande. A febbraio 2023 sono stati pagati assegni per 8,6 milioni di figli, con un importo medio mensile di 164 euro per figlio e di 260 euro per nucleo.

Per il rafforzamento di questa misura è anche, all’interno del governo, la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella: «È uno strumento importante che continueremo a migliorare e che difenderemo dalla procedura di infrazione europea. Si tratta di una delle misure in campo in una strategia più ampia, che investe anche il piano fiscale e la conciliazione tra famiglia e lavoro».

Fra i commenti sui prossimi piani governativi spicca la posizione esageratamente critica della Cgil. «Il governo prosegue con uscite estemporanee e interventi scoordinati sul versante fiscale», ha attaccato la vicesegretaria generale, Gianna Fracassi. «Ci sarebbe adesso - ha proseguito - una proposta di alcuni esponenti della maggioranza di introduzione di una detrazione di 10mila euro per ogni figlio a carico e una diversa proposta del ministro Giorgetti sulla detassazione totale per le famiglie con figli. Sono entrambe infattibili, irrazionali e anche pericolose», ha concluso Fracassi.

Ci sono però anche incoraggiamenti all’idea del governo. «È un cambio di rotta rispetto al passato, ma va affrontato in maniera importante e decisiva: ci vuole coraggio», ha affermato Alfredo Caltabiano, presidente dell’Associazione nazionale delle famiglie numerose. «L’idea è positiva e allettante, ma di fatto non c’è nessuna indicazione specifica su come verrà applicata e chi riguarderà», osserva ancora Caltabiano secondo il quale, «in una situazione in cui mancano le disponibilità economiche» le misure probabilmente «riguarderanno pochi».

A favore del tentativo è anche Antonio Affinita, direttore generale del Moige: «Poniamo da anni il tema della detassazione sulle famiglie che hanno figli. Ci sono state anche sentenze della Corte Costituzionale che hanno dichiarato incostituzionale l’attuale sistema fiscale rispetto alle famiglie. Avere dei figli è ininfuente a livello della tassazione, non viene tenuto in considerazione il fatto essenziale che oggi, come calcolano anche le associazioni dei consumatori, un figlio in Italia mediamente costa intorno ai 10mila euro l’anno e questa somma, quindi, non può essere tassata».




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