venerdì 28 novembre 2014
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Ha superato le mille adesioni la campagna sociale «Anche le parole uccidono», realizzata dall’Agenzia Armando Testa per Famiglia Cristiana, Avvenire e i 190 settimanali cattolici della Fisc. A un mese dal lancio, le adesioni hanno raggiunto quota 1.115. Semplici cittadini, personaggi dello spettacolo, sacerdoti impegnati nel sociale, tutti condividono la battaglia culturale avviata dalle testate cattoliche e diffusa in 10 mila scuole, parrocchie e oratori. Su twitter c’è anche l’ashtag #migliorisipuò. Categorizzare, etichettare, ghettizzare le persone in base all’aspetto fisico o all’etnìa isola dal contesto umano chi non rientra nelle caselle precostituite del pregiudizio, anticamera del sospetto, viatico per l’odio. Le quattro immagini della campagna mostrano il giovane africano bollato come «negro», l’arabo «terrorista», il rom «ladro». Ma anche chi non ha un fisico da spot è un «ciccione». Punto. Parole come pallottole che feriscono e uccidono l’umanità di ogni singola persona. Tra i sostenitori della campagna ci sono, tra gli altri, Caritas, Cisf, Cesvi, Naga, Save The Children, Terres Des Hommes, Oxfam, Wwf, Vis, Gruppo Abele, Libera, Amref, Forum delle associazioni familiari, Cuamm, Centro Astalli, Mlal. Tra le tante adesioni personali spiccano quelle del pallavvolista Andrea Zorzi, dell’attore Vincenzo Salemme, dei cantanti Eugenio Finardi e Gigliola Cinquetti, del coordinatore della Tavola della Pace Flavio Lotti, del senatore Luigi Manconi, di sacerdoti come padre Alex Zanotelli, don Vincenzo Colmegna, don Luigi Ciotti, padre Renato Kizito Sesana. Molti i messaggi di condivisione. «Insegno in una scuola primaria dove il 30% degli alunni è di nazionalità straniera. Senza questi bambini la scuola sarebbe più monotona e senza colore: loro sono il mio arcobaleno quotidiano». «A 14 anni un mio compagno mi chiamava "bo bo bo bomba"per offendermi visto che ero grassa. E per difendermi lo chiamavo "ba ba ba balbo" visto che era balbuziente. Io ci stavo male, ma anche lui». «Tutti un giorno dovremo rendere conto a Dio che ci chiederà quanto abbiamo amato, accolto, donato, condiviso. E non basterà giustificarsi "ma io sono sempre andato a messa"».
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