giovedì 6 maggio 2021
«Più che verde, il Piano nazionale di rinascita e resilienza è grigio». Le ong Lipu e BirdLife Europa denunciano l'insufficienza di risorse per la tutela della biodiversità e del territorio
La Spagna stanzia per opere di conservazione e restauro di ecosistemi e biodiversità 3,7 miliardi, tre volte l'Italia in termini assoluti, ma dieci volte in percentuale sui fondi ricevuti

La Spagna stanzia per opere di conservazione e restauro di ecosistemi e biodiversità 3,7 miliardi, tre volte l'Italia in termini assoluti, ma dieci volte in percentuale sui fondi ricevuti - Foto archivio Lipu

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Altro che verde, il Piano nazionale di rinascita e resilienza italiano tende molto di più al grigio. Il dossier per il Recovery plan inviato dal Governo Draghi alla Commissione europea ha “dimenticato” la natura italiana. In una lettera inviata alla Commissione, Lipu-BirdLife Italia e BirdLife Europa denunciano la scarsità di interventi a favore della biodiversità italiana, in contrasto con quanto stabilito dal Recovery Plan, e pubblicano un dossier con i punti più critici del Pnrr italiano e alcune proposte correttive.

Se la cifra generale stanziata per la transizione ecologica non raggiunge il 37% dei fondi complessivi, richiesto come quota minima dal Regolamento europeo, l’investimento per la biodiversità si ferma a 1,19 miliardi su 231 complessivi, corrispondenti allo 0,51%. Tali fondi sono destinati alla rinaturalizzazione del Po (360 milioni), alla digitalizzazione dei parchi (100 milioni), a interventi sui sistemi marini e costieri (400 milioni) e alla tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (330 milioni).

La Spagna, per fare un esempio, su 69,528 miliardi totali - un terzo di quanto investito dall'Ue sull'Italia - dedica alle opere di conservazione e restauro di ecosistemi e biodiversità 1,642 miliardi, cui vanno ad aggiungersi 2,091 miliardi destinati a interventi su tutela delle coste e le risorse idriche, per un totale di 3,733 miliardi, pari al 5,37% delle risorse complessive. In termini assoluti è già il triplo dell'Italia, ma proporzionalmente è molto di più, cioè una quota oltre 10 volte superiore a quella italiana e peraltro ben mirata su azioni fortemente strategiche.

È questo l’altro tema particolarmente critico: «Il Piano italiano è del tutto disallineato dalla Strategia europea sulla biodiversità per il 2030 - segnalano Lipu e Birdlife Europe - che richiede azioni precise su ecosistemi, specie, agro-ecologia, estensione delle aree protette, completamento e gestione della rete Natura 2000, stop al consumo di suolo e altro ancora». Anzi, è il timore delle associazioni ambientaliste, «il Piano paventa il rischio di una nuova artificializzazione del territorio favorita dal Decreto Semplificazioni».

Su questi temi si concentrano le proposte che Lipu e BirdLife Europa hanno avanzato alla Commissione europea, che riguardano: l’aumento almeno al 2,5% del budget destinato a progetti mirati per biodiversità, specie e habitat e ai siti della rete Natura 2000; un’ampia opera di ristrutturazione degli ecosistemi danneggiati, a partire dalle zone umide; la necessità di chiarire che il Decreto Semplificazioni non si applichi alle normative e procedure di tutela ambientale.

Inoltre, sostengono le organizzazioni ecologiste, è necessario «che gli impianti di energia rinnovabile, sia eolici che fotovoltaici, rientrino in una programmazione rispettosa di biodiversità e paesaggio e che il principio del “non arrecare danni significativi all’ambiente”, fondamentale per l’utilizzo dei fondi europei, rappresenti la premessa per ogni progetto infrastrutturale attivato».

«Il Recovery plan italiano contiene numerose violazioni sostanziali e formali delle regole e dei principi europei – dichiarano Ariel Brunner, capo delle Politiche di BirdLife Europa e Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu-BirdLife Italia – ma soprattutto rappresenta, qualora non corretto, una clamorosa occasione persa per dare risposte concrete e rapide alla Strategia europea sulla biodiversità. Per questo è essenziale che la Commissione europea intervenga chiedendo di correggere il Piano, per coerenza con la centralità data da Bruxelles alla natura europea e per rendere davvero verde un Piano che oggi tende molto più al grigio».

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