venerdì 29 aprile 2016
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PASSO DEL BRENNERO «L’altro ieri ho visto un militare austriaco superare il confine e recarsi nel centro commerciale. È la prima volta che mi capita. Vuol dire che Vienna ha intenzione di fare sul serio. Dovrò, purtroppo, lasciare casa ad Innsbruck o lasciare il lavoro a Vipiteno». Marco, 29 anni, è uno dei tanti pendolari del Brennero. Tre ore d’auto tra discesa e salita, diventerebbero quattro solo con il monitoraggio delle auto. E i pendolari giornalieri come Marco sono tanti. Ma è lui stesso a farci altri esempi. «A Innsbruck mi capita di mangiare le mozzarelle fre- sche che arrivano al mattino presto da Verona, tre ore e mezza di viaggio. Se queste diventano quattro, gli esercenti ci rinunceranno». Al Brennero, 70 milioni di veicoli l’anno, si attendono i ponti dell’Ascensione e della Pentecoste, per capire come reagiranno i turisti. E sul lago di Garda, il mare dei tedeschi, a tanti operatori tremano i polsi. 400mila sono state le presenze dalla sola Germania l’anno scorso. «Il mercato germanofono rappresenta per noi il 54% del totale», fa sapere Marco Benedetti, presidente dell’Azienda di promozione turistica Alto Garda. Ben 40 milioni di tonnellate di merci l’anno transitano per il passo che separa Austria e Italia, il 40% di tutto l’import e export che ha per meta o partenza la Penisola. «I danni toccherebbero soprattutto quelle imprese del Nord Est e tutte quelle italiane che lavorano con consegne giornaliere 'just in time' verso i Paesi del nord Europa e che a causa dei ritardi rischierebbero di pagare penali e perdere le commesse», avvertono le Confindustrie Nordest, con Giuseppe Bono (Friuli Venezia Giulia), Stefano Pan ( Trentino Alto Adige) e Roberto Zuccato ( Veneto). La Cgia di Mestre ( Venezia) ha calcolato che l’allungamento dei tempi di consegna comporterebbe anni ipotetici tra 4,8 e 9,8 miliardi. «Secondo uno studio dell’associazione degli autotrasportatori belgi – spiega Paolo Zabeo, direttore della Cgia – ogni ora di lavoro costa mediamente 60 euro. Con un ritardo di sole due ore è stato stimato un aumento dei noli del 10%». Le categorie dell’autotrasporto non sono preoccupate, sono allarmate. Negli anni della crisi il Friuli Venezia Giulia ha perso il 27,1%, delle imprese, il Veneto il 19,8%, il Trentino Alto Adige il 21,8%. «La chiusura del Brennero ha una chiara finalizzazione populista. A bloccarsi al nuovo muro saranno solo le nostre merci. Con il vero risultato concreto del gravissimo danno per l’economia e per i trasporti, ma anche per l’Unione » afferma Claudio Comini, presidente degli Autotrasportatori dell’Associazione artigiani Trentino. L’imbottigliamento alla frontiera sarebbe una mazzata mortale. «C’è un problema economico – ha ammesso Daniel Alfreider, parlamentare della Sudtirölervolkspartei a Tv 2000 - e culturale. Le grandi file sia sull’autostrada del Brennero che sul valico fanno paura, attualmente per fortuna non abbiamo ancora grossi cambiamenti, ma dobbiamo fare di tutto per evitare ulteriori problemi». Francesco Dal Mas
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