sabato 29 aprile 2017
Una ricerca dei consulenti del lavoro conferma: metà delle province con retribuzioni più alta della media nazionale sono al Centro Nord.
Bolzano, piazza Von der Vogelweide (Boato)

Bolzano, piazza Von der Vogelweide (Boato)

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Con 1.476 euro mensili è Bolzano la provincia che, oltre ad avere il tasso di disoccupazione più basso, detiene il primato degli stipendi medi più alti fra gli occupati alle dipendenze. Seguono Varese (1.471 euro), Monza e Brianza (1.456 euro), Como (1.449 euro), Verbano Cusio Ossola (1.434 euro), Bologna (1.424 euro) e Lodi (1.423 euro). Si tratta di retribuzioni più alte rispetto alla media nazionale (1.315 euro) e, per la metà delle province italiane, si riferiscono alle città del Nord Italia.

La prima provincia del Mezzogiorno con la retribuzione media più elevata è solo al 55mo posto della classifica dove si colloca L'Aquila con 1.282 euro. Quella, invece, con gli stipendi più bassi è Ascoli Piceno: 925 euro.

È questa la fotografia scattata dall'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro per il 2016 all'interno della seconda edizione del rapporto "Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane", presentato a Napoli durante la giornata di chiusura del 9° Congresso Nazionale di Categoria.

Quanto allo squilibrio tra tasso d'occupazione maschile e femminile, quest'ultimo è strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. Nonostante la differenziata presenza sul territorio nazionale di strutture dedite ai servizi per l'infanzia, spesso non è conveniente per le mamme lavorare, perché il costo dei servizi sostitutivi per la cura dei bambini e per il lavoro domestico è decisamente elevato.

Il tasso d'occupazione femminile più alto si osserva nella provincia di Bologna dove due terzi delle donne sono occupate (66,5%), mentre quello più basso si registra a Barletta-Andria-Trani dove lavorano meno di un quarto delle donne (24,1%). Tassi d'occupazione femminile superiori al 63% si registrano anche in altre 3 province tra le quali Bolzano (66,4%), Arezzo (64,4%) e Forlì-Cesena (63,3%), mentre solo un quarto della popolazione femminile lavora a Napoli (25,5%), Foggia (25,6%) ed Agrigento (25,9%).

Il tasso di occupazione maschile è, ovviamente, più elevato: la provincia di Bolzano si colloca al vertice della classifica con più di tre quarti degli uomini occupati (78,9%), mentre a Reggio Calabria lavora meno della metà della popolazione maschile (44,5%), seguita da Vibo Valentia (48,1%), Palermo (48,8%) e Caserta (49,9%).

La ricerca, nell'analizzare a fondo i dati sull'occupazione e sulla disoccupazione, fornisce un'analisi molto dettagliata anche sul fenomeno dei Neet: i giovani con un'età compresa fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione.

Nel 2016 erano 2,2 milioni di unità (1,1 milione di donne e 1 milione di uomini) in diminuzione rispetto al 2015 di 135 mila unità (-5,7%), come risultante della flessione sia delle donne che si trovano in questa condizione (-49 mila unità, pari a -4%) sia degli uomini (-86 mila unità, pari a -7,6%). La riduzione maggiore si registra nelle regioni del Nord (- 8,4%), rispetto a quelle del Centro (-5,9%) e del Mezzogiorno (-4,2%). Il tasso di Neet nel 2016 (24,2%) diminuisce di quasi un punto percentuale rispetto al 2015 (25,5%): il valore di questo indicatore nel Sud (34,0%) è superiore di 13 punti percentuali rispetto a quello del Centro (30,3%) e di 17 punti rispetto a quello del Nord (16,8%). Il tasso di Neet più elevato nel 2016 si registra nella provincia di Medio Campidano (46,2%) e quello più basso in quella di Bolzano (9,5%), con una differenza di oltre 36 punti percentuali. Il tasso di Neet è superiore al 40% nelle province di Cosenza (41,5%), Palermo (41,3%) e Catania (40%). Valori elevati di questo indicatore si osservano anche a Napoli (37,6%), al 10mo posto fra le province con il tasso di Neet più elevato.


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