domenica 8 novembre 2009
I pro life si incontrano in Spagna per il IV Congresso internazionale in difesa della donna e della vita nascente, proprio mentre nel Paese iberico il governo Zapatero presenta in Parlamento un disegno di legge per liberalizzare l'aborto anche fra le minorenni. Presenti anche Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, e la deputata Pd Paola Binetti.
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Quattro chilometri di luce per ricor­dare chi non è mai venuto al mon­do. Saragozza - sede del IV Con­gresso internazionale pro vita - si è illuminata, ieri sera, in difesa di chi non ha una voce e di chi non l’avrà mai. Un mi­lione di candele sono state accese in me­moria del milione e mezzo di bambini che non sono nati in Spagna dal 1985 (quando venne parzialmente depenalizzata l’inter­ruzione di gravidanza) ad oggi. Dopo i con­gressi di Madrid, Lima e Città del Messico, è di nuovo la Spagna a ospitare l’appunta­mento mondiale delle organizzazioni pro life per promuovere la lotta contro l’indif­ferenza e contro l’aborto, sostenere la di- fesa della vita, gli aiuti alle donne sole e le politiche familiari. E proprio mentre nel paese iberico - anfitrione dell’evento - il governo di José Luis Rodríguez Zapatero ha presentato in Parlamento un disegno di legge per liberalizzare l’aborto e permet­terlo anche alle minorenni di 16 e 17 anni, senza il permesso dei genitori. Una rifor­ma che ha sollevato durissime critiche. Per Richard Stith, professore di diritto a Valpa­raíso (Indiana, Usa), il progetto di legge spagnolo «ha come risultato la libertà del­l’uomo per sfruttare sessualmente la don­na ». L’uomo - avverte Stith - si libererà to­talmente «dalla responsabilità della nasci­ta » e se «la donna alla fine decide di tene­re il bambino, lui resterà al margine con la scusa che è un problema femminile visto che aveva la “libertà” di abortire». La solitudine e l’abbandono delle donne in difficoltà è stato uno degli aspetti centrali del convegno che si concluderà oggi. E se nei paesi più poveri c’è il problema della scarsità di mezzi, in alcune nazioni occi­dentali la causa è ideologica e politica. Au­relio García Elorrio, presidente dell’ong ar­gentina, La mangiatoia di Betlemme (Cór­doba), ha raccontato venti anni di espe­rienza a fianco «delle donne più povere di tutti i poveri, che hanno subito pressioni fa­miliari per abortire, violenze domestiche e sono state cacciate da casa perché erano incinte». Dall’Europa sono giunte testi­monianze differenti, ma il dramma non cambia. Perciò, secondo la deputata Pao­la Binetti, che insieme a Carlo Casini, pre­sidente del Movimento per la vita, era a Sa­ragozza a rappresentare l’Italia, «se il XX è stato il secolo dei diritti individuali, il XXI deve essere il secolo della solidarietà. Un secolo in cui ci sia una coscienza di mutua responsabilità». Alejandro Leal, professore di genetica in Costa Rica, ha denunciato il business esi­stente dietro agli esperimenti con gli em­brioni: «È normale che molti scienziati la­vorino con cellule staminali embrionali perché queste ricerche, essendo collegate alla creazione di brevetti, offrono denaro, cosa che non accade con le staminali a­dulte ». Ma a livello medico «le staminali a­dulte sono capaci di riprodurre qualsiasi ti­po di cellula, se ricevono lo stimolo ade­guato».
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