mercoledì 6 aprile 2016
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ROMA Videolottery a rischio riciclaggio. Chi deve giustificare somme di denaro di provenienza illegale può cambiarle in gettoni, iniziare la giocata nelle 'macchinette mangiasoldi' e poi ritirare tutto: e le somme diventano in un attimo frutto di una regolare giocata in una legalissima sala giochi. Ad ammettere che le Vlt possano essere usate dalla criminalità per ripulire soldi sporchi è l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Buon ultima, dopo le segnalazioni della Procura nazionale antimafia e della Banca d’Italia. L’ammissione arriva dal vicedirettore dei monopoli, Alessandro Aronica, ascoltato in audizione dalla commissione Antimafia. Che riconosce anche «la variabile ombra del tempo consumato, sia nel tempo libero che sottratto ad altre attività», come il lavoro. Il vicedirettore spiega alla presidente dell’Antimafia Rosy Bindi e ai commissari «i settori potenzialmente a rischio» del gioco d’azzardo statale, usati per il riciclaggio da parte «della criminalità organizzata o da piccoli evasori ». Rischi presenti nel gioco a distanza online, nelle scommesse, nel Bingo. Ma soprattutto, a detta dello stesso numero due dei Monopoli, nelle Videolottery, diffuse in modo capillare (le Vlt, assieme alle altre slotmachine sono «attualmente 418 mila», dice): «Si possono effettuare più puntate e più immissioni di denaro – spiega Aronica – poi smettere di giocare e ritirare i soldi. E la ricevuta della Vlt non distingue la parte 'vincite' dalla parte di denaro 'immessa' ». Aronica puntualizza che comunque «l’Agenzia dei monopoli può distinguere ed è disponibile a consegnare» alle autorità «tutti i dati necessari per distinguere tra la parte sospetta e la parte di gioco genuino». Ma, a parte i casi in cui le autorità lo chiedano, l’operazione di riciclaggio solitamente va a buon fine. «Ora non attenderemo le richieste – promette del vicedirettore – ma segnaleremo noi grandi immissioni di denaro a fronte di vincite irrisorie, da cui risulta un possibile riciclaggio ». L’Agenzia conferma poi la «sostanziale stabilità della 'raccolta' del gioco negli ultimi 4 anni». Dopo il boom degli 88 miliardi di euro 'giocati' nel 2012 cui è seguita una leggera flessione, nel 2014 si è risaliti a quote «di poco inferiori agli 88 miliardi». Nessun record, giura Aronica, che ribadisce la nota teoria che «ora il circuito legale assorbe tutto il mercato clandestino ». Il funzionario puntualizza che non si tratta di 88 miliardi bruciati, perché contando le vincite, «il pay out », la spesa effettiva nel 2015 è stata di 'soli' 17,5 miliardi, il 20%, di cui 9 all’erario. Aronica parla anche della «variabile-ombra che è il tempo consumato, sia che sia tempo libero che tempo sottratto ad altre attività ». Confermando cioè quanto denunciato da tempo dalla Consulta delle fondazioni antiusura, che in uno studio del sociologo Maurizio Fiasco calcolava l’enorme numero di giornate sottratte annualmente non solo alle relazioni familiari e sociali, ma al lavoro. «Certo – dice il vicedirettore dei Monopoli – il dato del tempo impiegato va guardato con attenzione». E se per i Monopoli «il primo nemico è il gioco illegale, esistono anche dimensioni sociali non irrilevanti». Rosy Bindi tocca il tasto dolente del coinvolgimento dei gestori nel gioco illegale. Molte indagini hanno dimostrato la mancanza di controlli sui gestori da parte dei concessionari. Aronica dice che «i soggetti del circuito legale sono coinvolti in modo abbastanza residuale». Ma la presidente dell’Antimafia ha una visione meno rosea: «L’impressione è che i gestori non hanno più bisogno di fare gioco clandestino – dice – perché prendono quello legale. La bisca clandestina ormai è roba da disgraziati...». Insomma: «Si tratta di responsabilizzare i concessionari, penalizzandoli pesantemente se hanno gestori che fanno il doppiogioco». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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