sabato 23 aprile 2011
Il candidato anti pm: rinuncia non è esclusione. Scontro Moratti-Santanchè, bufera nel Pdl. Stracquadanio: «Se prende 10mila voti chi potrà dirgli di dimettersi?». Salvini: noi stiamo con il sindaco Moratti.
L'INTERVISTA Buttiglione: «Non lascerà e prenderà un sacco di voti»
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Roberto Lassini non lascia, perché - dice lui - non può. E quasi quasi, giacché si trova, raddoppia. O almeno ci prova, tentando di sfruttare in termini di consenso questa inaspettata popolarità. Ma la Lega non ci sta: «Spero che si ritiri veramente, non deve entrare in Consiglio comunale», chiede a gran voce il segretario provinciale del Carroccio milanese Igor Iezzi. «Ha fatto una stupidata grave e in politica le stupidate si pagano», avverte.Il sindaco Letizia Moratti fa leva sulla lettera con la quale, tramite il suo avvocato, Lassini intende (sarebbe meglio dire intendeva) «irrevocabilmente rinunciare» alla candidatura. Ma la lettera è del 19, praticamente preistoria. Ora l’autore dei manifesti "Via le Br dalle procure" si tira praticamente indietro: «Non è colpa mia - dice - se l’atto di rinuncia che ho presentato non comporta la mia estromissione dalla lista del Pdl». Avrebbe potuto, però, ribadire la volontà di dimettersi un minuto dopo l’elezione, ma si guarda bene dal farlo e questo, unitamente alla campagna del Giornale schierato apertamente a sostegno della sua candidatura, dà il quadro della confusione in atto.La Moratti per parte sua aveva provato a chiudere definitivamente il caso: «Io non posso continuare a ripetere le stesse cose: il partito - insiste - ha in mano una lettera di rinuncia alla candidatura irrevocabile, questa è la posizione che il partito ha preso e che io naturalmente ho sostenuto fin dall’inizio». Ma la Lega non ci vede chiaro e non nasconde il suo fastidio. Dal gazebo di piazza Cordusio, due passi dal Duomo, Matteo Salvini attacca il Pdl, sia pur senza citarlo: «Noi siamo impegnati sui problemi di Milano. Noi». E attacca Lassini: «A parte il fatto che è di Turbigo, e non so cosa c’entri con Milano, ma se è una persona seria, nel caso venisse eletto, dovrebbe dimettersi un secondo dopo».Il diretto interessato, però, non sembra dello stesso avviso: «Io rispetto il sindaco ma chiedo rispetto anche per le vittime della giustizia», rilancia Lassini che il giorno prima, a Porta a porta, non smentito, aveva esibito una telefonata di solidarietà arrivatagli dal premier.Ma gli ultrà del Pdl si schierano con Lassini, convinti sotto sotto che il premier stia con loro. «Nessuno, nemmeno la Moratti, mi convincerà a prendere le distanze da un innocente - dice Daniela Santanché - siano i cittadini a scegliere chi votare». Ancora più drastico Giorgio Stracquadanio, che definisce l’aut aut della Moratti «un gravissimo errore politico. Lassini - dice - ha fatto un gesto nobile, caricandosi l’onere di un manifesto che non aveva fatto. Era sufficiente che il sindaco dicesse di non condividere. Perché - ecco la domanda insidiosa - mettiamo che Lassini prenda 10mila voti, sarebbe giusto che si dimettesse? Non sarebbe un tradimento del mandato elettorale?».Cosicché, paradossalmente, per le posizioni drastiche della Moratti le solidarietà arrivano più dal Carroccio che dal suo partito. «Tra la Moratti e la Santanchè io personalmente scelgo il sindaco, perchè si è impegnata a riportare la discussione in campagna elettorale su Milano e sui problemi reali», dice Salvini. «Siamo fieri che Letizia Moratti ha una morale sola e ha chiesto a Lassini di fare un passo indietro«, concorda il segretario Iezzi.
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