martedì 19 aprile 2011
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Ex sindaco democristiano di Turbigno, paese alle porte di Milano. Presidente dell’Associazione “dalla parte della democrazia”. Candidato alle comunali di Milano per il Popolo della Libertà. È questo l’identikit di Roberto Lassini, il responsabile del sodalizio che ha firmato i manifesti «Via le Br dalle procure», con i quali sono stati tappezzati i muri nei dintorni del palazzo di giustizia di Milano (nei giorni tribolati del varo in Parlamento del processo breve e della prescrizione breve). Ora Lassini, assieme ad altre due persone, è indagato dalla procura di Milano per vilipendio dell’ordine giudiziario. Il reato contestato ai tre riguarda il poster che equipara i pm alle Brigate rosse, ma anche un’altra affissione, comparsa sempre sui muri di Milano, che recitava: «Toghe rosse. Ingiustizia per tutti». Non solo, i pm hanno acquisito pure l’intervista che Lassini ha rilasciato a Il Giornale (pubblicata sull’edizione di domenica) dove l’ex sindaco ha dato copertura al gesto, pur affermando di non esserne l’autore. L’inchiesta è seguita dai pubblici ministeri Armando Spataro, Grazia Pradella e Ferdinando Pomarici. I magistrati stanno effettuando nuovi accertamenti per individuare altri possibili responsabili. Anche perché i conti ad oggi sembrano non tornare ancora. Ci sarebbe infatti da capire dove Lassini ha reperito i denari, diverse decine di migliaia di euro (c’è chi parla di 70mila), per la campagna di affissione, che ormai dura da oltre un mese. Ieri Lassini si è detto addirittura «esterrefato» per l’intervento del presidente della Repubblica sull’accaduto. Ma ha ribadito: «Non mi ritiro dalla lista del Pdl a Milano». E ciò malgrado la censura arrivata dal sindaco Letizia Moratti e l’invito a fare «un passo indietro» da parte del coordinatore regionale del partito, Mario Mantovani. In serata, però, Lassini aveva in agenda gli incontri «con alcune persone», che potrebbero indurlo a rivedere la sua posizione. Già domenica, del resto, il sindaco di Milano, di concerto con il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, aveva avviato un pressing su Mantovani per convincere Lassini a rinunciare alla candidatura. «Lassini non è iscritto al Pdl», aveva chiarito da parte sua Mantovani. Nella serata di ieri, infine, lo stesso sottosegretario alle Infrastrutture ha incontrato ad Arcore Silvio Berlusconi per fare il punto sulla vicenda. Lassini non ha voluto commentare la sua iscrizione nel registro degli indagati per vilipendio all’ordine giudiziario. «Sono abituato a esaminare le cose con attenzione – si è limitato a dire – non so cosa significhi questo atto: faccio l’avvocato da tanti anni, forse si tratta di un atto dovuto. Nel 1993, quando ricevetti l’avviso di garanzia, mi dimisi. Questa volta non intendo rinunciare alla candidatura». L’Associazione nazionale magistrati ha definito i manifesti «deliranti» e offensivi della memoria dei tanti magistrati caduti per mano del terrorismo».
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