venerdì 15 aprile 2022
Una norma della legge è ancora inapplicatata; consentirebbe di erogare il beneficio in deroga alle donne straniere in gravidanza
L'assegno unico alle donne senza diritti: è previsto ma manca il decreto
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Ci sarebbe una risposta strutturale alle necessità economiche anche delle donne straniere in gravidanza ed è compresa nella legge-delega che istituisce l’assegno unico per figli, valido dal primo marzo per le famiglie italiane e in regola con i criteri di cittadinanza, residenza e soggiorno. Il decreto che dovrebbe però attuare la norma non c’è. Considerando che la delega sull’assegno unico è stata approvata dalle Camere oltre un anno fa, e che il decreto legislativo che ha dettato le regole per il nuovo contributo alle famiglie risale allo scorso 21 dicembre, è lecito considerare “sparito” nei corridoi dei ministeri l’atteso provvedimento integrativo per le donne fragili e “irregolari”.

La norma-madre, innanzitutto. Bisogna tornare alla legge-delega sull’assegno unico. Articolo 2, comma 1, lettera g: «A fronte di comprovate esigenze connesse a casi particolari e per periodi definiti – hanno scritto i legislatori –, su proposta dei servizi sociali e sanitari territoriali deputati alla tutela della natalità, della maternità, dell’infanzia e dell’adolescenza, possono essere concesse specifiche deroghe ai criteri previsti (per l’erogazione dell’assegno unico per figli, ndr) da una Commissione nazionale, istituita con decreto del ministro con delega per la Famiglia, di concerto con il ministro del Lavoro e delle politiche sociali». Insomma le Camere, nel delegare il governo ad attuare la legge sull’assegno unico, hanno previsto una concreta possibilità perché il beneficio venga erogato anche in deroga ai criteri- base (cittadinanza, residenza e soggiorno in Italia).

Ma serve, appunto, un decreto ad hoc. Quando lo scorso autunno le commissioni parlamentari hanno poi esaminato il decreto legislativo istitutivo dell’assegno unico, hanno elaborato un parere che, letteralmente, recitava così: «Si suggerisce di inserire nel decreto legislativo la previsione delle modalità di istituzione della Commissione che ha l’obiettivo di concedere specifiche deroghe ai criteri previsti». Il suggerimento, però, non viene accolto dal governo il quale, a sua volta, rimarca di non aver ricevuto dal Parlamento sufficienti indicazioni circa le deroghe ammissibili. Un cortocircuito: le Camere chiedono all’esecutivo di approfittare del decreto istitutivo dell’assegno unico per definire anche le deroghe previste dalla legge-delega, il governo risponde dicendo di non poter provvedere a tali deroghe in assenza di precise indicazioni del Parlamento.

Al netto del burocratese che regola questi passaggi istituzionali, la sensazione è che il motivo sia anche politico, perché erogare l’assegno unico anche a donne straniere senza permesso di soggiorno potrebbe rompere l’“unanimità” attorno alla misura. Ma la legge-delega ormai è scritta, le deroghe vanno definite. Deroghe che potrebbero aiutare tante donne straniere che meditano di non partorire per problemi economici. La prospettiva di un contributo fisso mensile e statale potrebbe indurre a scegliere la vita e anche superare le polemiche quando a muoversi su questi temi sono gli enti locali.

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