sabato 6 aprile 2024
Le parole del cardinale Petrocchi, che ha celebrato la Messa notturna in memoria delle vittime: la nostra certezza è che il vincolo di unità, che ci ha legato a loro, non si è spezzato
Operazioni di soccorso dopo il sisma

Operazioni di soccorso dopo il sisma - Ansa

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Le parole del cardinale Petrocchi, che ha celebrato la Messa notturna in memoria delle vittime: la nostra certezza è che il vincolo di unità, che ci ha legato a loro, non si è spezzato Procede bene la ricostruzione nella parte privata in città e nelle frazioni Più lenta la rinascita degli edifici pubblici e dei monumenti storici Oramai passeggiare per il progetto Case dell’Aquila - le palazzine antisismiche che ospitarono dopo il terremoto del 2009 migliaia di abruzzesi sfollati - è come camminare in piccoli villaggi fantasma. E verrebbe da dire: meno male. Perché se è vero che mancano ancora 4-5 mila abitanti nel centro storico del capoluogo abruzzese, nelle periferie quasi tutto è stato ricostruito nell’edilizia privata, così come 7 palazzi su 10 nelle frazioni. Certo, non va a nascosto, che servono ancora cinque anni per rimettere totalmente a lucido L’Aquila da quella tragica notte del 6 aprile di 15 anni fa quando morirono 309 persone sotto la furia del sisma, con la ricostruzione privata al 75%. E otto anni per completare gli interventi nei 56 Comuni del cratere sismico, dove questa percentuale si ferma al 50%.

Fatica molto di più la ricostruzione pubblica, con percentuali che si attestano al 50% nel capoluogo e alla metà nei comuni limitrofi. Anche se si spera in una ulteriore accelerazione per valorizzare la grande opportunità della nomina di “L’Aquila capitale della cultura 2026”, appena arrivata. Numeri e grafici ormai diventati la normalità negli uffici per la ricostruzione che però per una notte e per oggi, nel giorno di lutto cittadino per l’anniversario, scompaiono. Così come è il silenzio dei cantieri e delle gru ferme a fare da palcoscenico alla fiaccolata notturna e ai 309 rintocchi di campana che alle 3.32 sono risuonati in piazza Duomo, uno per ogni vittima ricordata in un lungo, interminabile, elenco. «Compagni di sorte», compagni del «martirio sismico», come li definisce durante la Messa notturna l’arcivescovo di L’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, delle vittime del vicino sisma del 2016-2017 nel Centro Italia e di tutti «i soggetti sui quali si sono abbattute le violenze di conflitti e di calamità dirompenti». Non è perciò solo una celebrazione per ricordare, continua il porporato, ma «siamo riuniti proprio per proclamare, insieme al dolore per le vittime del sisma, la nostra certezza che il vincolo di unità, che ci ha legato a loro, non si è spezzato, ma si è stretto ancora più forte: perché in esso è stato impresso il sigillo dell’amore evangelico».

L’Aquila e la sua gente ha sperimentato il dolore del lutto, «che non viene meno perché è sacro, ma senza esserne sopraffatti prosegue Petrocchi - ha la meglio l’annuncio della Pasqua, che abbiamo ricevuto e accolto. Se è vero che “tutto passa”, è ancora più vero, nella Carità, che “tutto resta”: infatti, l’amore autentico è siglato dal “per sempre”». Questo territorio perciò, dopo aver sperimentato «la furia demolitiva del terremoto» non ha messo la marcia indietro, non è caduto nella «rassegnazione perdente». Al contrario. «La comunità, al completo, - è il seguito del ragionamento dell’arcivescovo si è mobilitata per ri-edificare non solo come prima, ma meglio e più di prima». Si è passati, insomma, dall’iniziale adattamento all’emergenza «al successivo contributo innovativo». E così «la bellezza perduta non solo è stata restituita, ma si è arricchita e dilatata». A l’Aquila - dice con profonda convinzione il pastore Petrocchi - «ha vinto la vita!». Questo perché «la Provvidenza di Dio ci ha accompagnato in questi 15 anni, consentendoci di attraversare la tragedia del sisma, dirigendoci però verso orizzonti di speranza, e conquistando novità inedite e di maggior valore». Parole che si uniscono a quelle di ieri via social del sindaco del capoluogo abruzzese Pierluigi Biondi: «Un croco di colore viola, fiore di zafferano, resistente come il popolo aquilano che dopo la notte più terribile della nostra storia - si unì per ricostruire. Il nostro giorno più lungo, a 15 anni dal 6 aprile 2009, con il fiore della memoria sul cuore».

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