giovedì 5 ottobre 2023
Il leader sindacale ha organizzato con 100 associazioni laiche e cattoliche la manifestazione del 7 a Roma per difendere la Carta che ritiene in pericolo. "Pronto allo sciopero generale"
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini - ANSA

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La “via maestra”, come recita lo slogan della manifestazione che si terrà sabato a Roma è quella della Costituzione. Ed è da qui che la Cgil, assieme ad altre 100 associazioni organizzatrici e altrettante aderenti, vuol ripartire. Da quel modello di democrazia disegnato dalla Carta fondamentale, che ha alla base il lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali che lo Stato ha il dovere primario di promuovere. E che invece, secondo il leader della Cgil e gli altri organizzatori, il Governo Meloni sta mettendo a rischio. Per questo scendono in piazza e, dice Landini, hanno intenzione di «proseguire la mobilitazione fino a che non si otterranno risultati concreti. Senza escludere alcuno strumento di mobilitazione generale».

Segretario, perché avete organizzato la mobilitazione di sabato?
Questa manifestazione viene da lontano, è un percorso partito dall’iniziativa del 5 novembre dello scorso anno contro tutte le guerre organizzata insieme a tante associazioni laiche e cattoliche. Ora, oltre al tema della pace, scendiamo in piazza a Roma con l’adesione di oltre 200 associazioni tra loro diverse ma per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, l’aumento di salari e pensioni, per difendere la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente ed uno sviluppo sostenibile. E a legare tutti questi temi c’è la difesa e l’attuazione della Costituzione.


Ritenete ci sia un rischio di forzatura dei confini costituzionali da parte di Governo e maggioranza? Che cosa vi preoccupa in particolare?
Il Governo sta andando in direzione opposta rispetto alle priorità che abbiamo indicato e in più prospetta un cambio degli assetti istituzionali, con l’autonomia differenziata che divide il Paese e attacca l’indipendenza della magistratura, il presidenzialismo e il premierato che mortificano la democrazia e la partecipazione. Noi non vogliamo solo difendere la Costituzione, ma che sia pienamente attuata. E quando, ad esempio, non si garantiscono più le cure per tutti i cittadini perché si tagliano i fondi alla sanità mentre si finanzia l’acquisto di armi, allora si sta uscendo dal dettato e dallo spirito della Costituzione. Su questi concetti credo che la manifestazione di sabato rappresenti il sentire della maggioranza dei cittadini italiani.

Chiedete che non venga più finanziato l’acquisto di armi destinate all’Ucraina?
Bisogna spendersi per la pace. Siamo in piazza con le associazioni per continuare a chiedere un cessate il fuoco in Ucraina e la fine di questa e delle altre guerre. Per ribadire che la corsa al riarmo è un pericolo per tutti e che è inaccettabile che la guerra torni lo strumento di regolazione dei conflitti. Non lasciamo solo Papa Francesco a sostenere queste posizioni profetiche. L’Italia e l’Europa in particolare devono essere protagoniste di questo processo di pace.


Il confronto con il Governo, però, c’è stato in questi mesi: ritenete che sia su un binario morto?
Lo abbiamo denunciato da tempo: si tratta, fino ad ora, di un dialogo finto. Non sono state aperte delle trattative: si sono limitati alcune volte ad annunciarci provvedimenti che avrebbero assunto dopo poche ore e non hanno dato risposte alle nostre richieste, alle piattaforme presentate unitariamente da Cgil, Cisl e Uil. Sulla sicurezza del lavoro nessun segnale, mentre ci sono in media 80 morti al mese; sulle pensioni nulla; sulla precarietà e la povertà hanno fatto il contrario di quanto chiedevamo con il taglio del Reddito di cittadinanza e una maggiore liberalizzazione dei contratti a termine. Hanno ripristinato il subappalto a cascata anziché limitarlo. Sul fisco invece di promuovere la lotta all’evasione hanno già approvato 10 condoni. In più continuano a convocarci assieme ad altre organizzazioni di dubbia o nessuna rappresentanza per mettere in discussione il ruolo del sindacato confederale.

Proteste all'ex Ilva di Taranto

Proteste all'ex Ilva di Taranto - ANSA


La Cgil, però, ha messo le mani avanti prospettando il ricorso allo sciopero generale molto tempo fa, prima ancora che si definissero i confini della prossima manovra di bilancio. Lo stesso movimento sindacale su questo è diviso: la Cisl è per il dialogo e la contrattazione fino alla fine…
Noi già da settembre e ancora in questo mese stiamo svolgendo una consultazione straordinaria non solo dei nostri iscritti ma di tutti i lavoratori e le lavoratrici, ai quali chiediamo di votare le nostre proposte e il mandato per una grande mobilitazione fino, se necessario, allo sciopero generale. Di tutto questo, ovviamente, vogliamo discutere con Cisl e Uil perché la mobilitazione sia unitaria come unitarie sono le piattaforme che abbiamo presentato al Governo e su cui non riceviamo risposte adeguate. La manifestazione di sabato è una tappa di questo percorso di mobilitazione sul merito delle questioni: diamo voce, così, a chi non ha voce.

C’è chi giudica la vostra azione più come politica che sindacale. Qual è il confine tra azione politica e azione sociale, per un corpo intermedio come il sindacato?
La storia del movimento sindacale in Italia è stata sempre caratterizzata da un’azione che è insieme politica e sindacale. Perché le organizzazioni confederali hanno sempre avuto l’obiettivo di tutelare la condizione dei lavoratori in fabbriche e uffici, e insieme migliorare la condizione di vita di tutti i cittadini, di far avanzare i diritti di tutti e migliorare la società nel suo complesso. Per questo, ad esempio, vogliamo affermare il fatto che la persona che lavora, a prescindere dal rapporto che ha, deve avere le stesse tutele e gli stessi diritti. Lo strumento della nostra azione è la contrattazione che si esercita con la solidarietà: chi sta meglio si batte assieme a chi sta peggio per migliorare la condizione di tutti. È ciò che stiamo facendo anche adesso, anche con questa mobilitazione. Che è solo un passo di un percorso che intendiamo portare avanti fino in fondo, fino ad ottenere risultati concreti.

Sul salario minimo si aspetta il Cnel ma non sarebbe una sconfitta per il sindacato se venisse privilegiata la fissazione per legge piuttosto che per contratto? Voi stessi, con Cisl e Uil, tra l’altro avete firmato contratti con paghe base inferiori ai 9 euro ipotizzati dal disegno di legge delle opposizioni.
È vero, ci sono anche contratti che, per i mancati rinnovi o per altre difficoltà, prevedono paghe non adeguate e questo non è più accettabile. Le risposte non può darle il Cnel che, tutt’al più può fare una ricognizione tecnica e suggerire piste di intervento. Deve essere il Governo a dichiarare che cosa intende fare confrontandosi con le parti sociali e il Parlamento per discutere di un’eventuale normativa a riguardo. Noi pensiamo che gli obiettivi siano aumentare i salari, rinnovare sempre i contratti, cancellare quelli pirata, con una legge sulla rappresentanza sindacale che dia validità generale ai contratti nazionali stipulati da organizzazioni comparativamente più rappresentative e votati dalle lavoratrici e dai lavoratori. In questo quadro, una norma che fissi una soglia di salario orario minimo sotto la quale non si può scendere è necessaria. Questa è la legislazione di sostegno alla contrattazione collettiva di cui abbiamo bisogno.


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