venerdì 12 marzo 2021
Nel mirino i lavoratori di Progetto Sud: gomme squarciate in pieno centro per sette giorni di fila. Don Giacomo Panizza: alzano il tiro contro chi si guadagna il pane a fianco di disabili e migranti
Don Giacomo Panizza ieri all’esterno della sede di Lamezia Terme, mentre spiega le minacce ricevute dai suoi dipendenti nell’ultima settimana

Don Giacomo Panizza ieri all’esterno della sede di Lamezia Terme, mentre spiega le minacce ricevute dai suoi dipendenti nell’ultima settimana

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«Questa volta non è come le altre volte. Questa volta hanno alzato il tiro, indirizzando le loro attenzioni verso i nostri dipendenti e non solo verso di me e verso Progetto sud. Hanno toccato chi viene a guadagnarsi il pane ». È preoccupato, ma determinato don Giacomo Panizza, presidente della Comunità Progetto sud quando gli si chiede di commentare le intimidazioni di cui sono stati fatti oggetto alcuni dipendenti della comunità che si occupano di assistenza alle fasce deboli nello stabile confiscato alla ’ndrangheta in via dei Bizantini a Lamezia Terme: qui sono ospitati, tra gli altri, la sede regionale della Fish, la Federazione italiana superamento handicap, il 'dopo di noi' e lo Sprar. Sotto attacco non c’è solo un prete, ma un’intera comunità. E gli attacchi vili coinvolgono chi è a fianco dei più deboli, adesso.


Tagliate le gomme alle auto di quattro dipendenti. Don Giacomo Panizza: alzano il tiro contro chi si guadagna il pane a fianco di disabili e migranti

In questa ultima settimana, sarebbero stati sette i gesti compiuti ai danni di questi lavoratori che, come spiega don Giacomo «condividono con noi gli obiettivi della comunità» e che dallo scorso giovedì, alla fine dei loro turni, hanno trovato le gomme delle auto tagliate. In alcuni casi, anche più di una volta. Gesti attuati in pieno giorno e, per giunta, lungo una strada particolarmente trafficata in quanto, oltre che ad attraversare un quartiere molto popolato, rappresenta una delle arterie di accesso alla città. Gesti dei quali è stato investito il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, sul cui tavolo è giunta la denuncia e che, stando a quanto comunicato da Progetto Sud avrebbe riferito all’attenzione della Dda (Nicola Gratteri e Vincenzo Capomolla) «per chiedere un intervento deciso a sostegno delle attività sociali e produttive della Comunità Progetto Sud». «La novità – aggiunge don Giacomo – è che è sempre successo a me o ai beni che sono della Comunità. Questa volta no, questa volta è successo a chi opera qui».

Il sacerdote ricorda quindi che «il lavoro di questi anni è stato portato avanti con dignità e con la cultura della legalità e del lavoro pulito e regolarmente retribuito, proprio qui, nel primo bene confiscato e assegnato della città». Quelli di questa ultima settimana, infatti, non sono i primi gesti di cui è stata fatta oggetto la Comunità, ma si tratta degli ennesimi atti che la vedono, suo malgrado, protagonista come quando, ad esempio, venne posizionata una bomba carta davanti al portone che ospita i ragazzi dello Sprar, o venne esploso un colpo di pistola contro una finestra, o l’incendio dei terreni gestiti da una cooperativa.

La ferma condanna nei confronti degli «ultimi atti perpetrati ai danni dei dipendenti della Comunità Progetto Sud» è giunta dalla Diocesi di Lamezia Terme che ha parlato di «gesti deprecabili che hanno avuto come obiettivo padri e madri di famiglia che lavorano accanto a chi opera al servizio dei più deboli e che non hanno giustificazione alcuna. Più volte il nostro vescovo, Giuseppe Schillaci, ha puntato l’attenzione sul 'prendersi cura' degli altri, specialmente in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo a livello mondiale ed è importante mettersi al servizio degli altri. Come Chiesa di Lamezia – hanno concluso dalla Diocesi – siamo accanto a loro ed alle loro famiglie come è accanto ad ogni uomo ed ogni donna che, in un modo o nell’altro è chiamato a subire l’altrui prepotenza».

Numerosi gli attestati di solidarietà registrati in queste ore tra cui quello della Cgil. Giovedì mattina, infatti, nella sede di 'Pensieri & parole' si sono recati Angelo Sposato ed Enzo Scalese, rispettivamente segretario regionale e segretario dell’area vasta Catanzaro-Lamezia che hanno sollecitato un maggiore interessamento da parte dello Stato che, ha detto al riguardo Sposato, «deve fare di più. La presidenza del Consiglio dei ministri deve assumersi la responsabilità di mettere al centro dell’attenzione la Calabria, perché quando si cerca di colpire il lavoro si vuole colpire il germoglio della legalità. Chiederemo che il governo ci metta la faccia e, se necessario, ci costituiremo parte civile. Ai lavoratori dico: non lasciamoci intimidire. La struttura venga sorvegliata h24. La nostra – ha aggiunto il segretario regionale della Cgil - non è solo solidarietà, ma impegno ad agire insieme. Sin da subito».

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