giovedì 29 ottobre 2020
Un progetto delle Fondazioni Casa dello Spirito e delle Arti e Arché: un detenuto insegnerà a preparare le particole a un gruppo di donne vittime di violenza in un ex night club confiscato alla mafia
Ostie consacrate

Ostie consacrate - Archivio Siciliani

COMMENTA E CONDIVIDI

Il pane ha un senso. E ha anche una forza doppia e un profumo che lascia senza parole se è quello dell’Eucarestia ed è prodotto da persone che hanno scelto di camminare sulla strada del bene e del riscatto attraverso il lavoro. Parte stamattina un progetto intrigante e complesso come le viuzze dell’antica periferia milanese che si snodano tra viale Monza e il Naviglio della Martesana, il Naviglio piccolo che fino a 100 anni fa proseguiva il suo percorso cittadino - oggi interrato, non si sa fino a quando - fino al Duomo, il cuore spirituale milanese, legando centro e hinterland.

Un detenuto insegnerà infatti da oggi a realizzare le particole a un gruppo di madri vittime di violenza o comunque in difficoltà in un centro di formazione speciale, un ex nightclub confiscato alla mafia. Il laboratorio verrà inoltre dedicato a Walter Tobagi, il giornalista del Corriere della Sera (che aveva mosso i primi passi ad Avvenire, ndr) ucciso dai terroristi il 28 maggio di 40 anni fa.

Un progetto promosso da due benemerite realtà ambrosiane, la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti guidata da Arnoldo Mosca Mondadori e la Fondazione Arché il cui presidente è padre Giuseppe Bettoni, che hanno deciso di unire le loro forze in questo doppio progetto di riabilitazione e di reinserimento. E che per giunta vuol fare memoria di un cronista ucciso sotto casa a soli 33 anni per odio della sua fame di giustizia e verità da un gruppo sovversivo di estrema sinistra in cui militavano molti rampolli della borghesia milanese.

Il corso di produzione delle ostie è partito in via Jean Jaures in uno stabile che era strumento di riciclaggio del denaro sporco di sangue e morte dei mafiosi con un docente di eccezione, una persona detenuta della Casa di Reclusione di Opera, carcere in cui sono reclusi mafiosi e terroristi, che insegnerà la tecnica per impastare il pane che diventerà il corpo di Cristo ad alcune donne accolte presso le comunità mamma-bambino di Fondazione Arché. Al termine del corso le partecipanti produrranno delle ostie che verranno donate a tutte le chiese che ne faranno richiesta per le celebrazioni liturgiche di Milano e non solo.

Il progetto "Il senso del pane" è nato nel 2016 nel carcere di massima sicurezza di Opera ed è stato presentato a papa Francesco. Aggiunge Arnoldo Mosca Mondadori, che è tra l’altro uno degli ideatori con l’associazione Amani della Porta di Lampedusa: «Attraverso le mani degli "ultimi" testimonia, in Italia e in diversi Paesi del mondo, la reale presenza di Gesù nell’Eucaristia. Le ostie, che nascono sempre dalle mani dei più fragili, vengono donate a tutte le Chiese che le richiedono».


Il motivo della dedica a Walter Tobagi lo spiega padre Giuseppe Bettoni, presidente di Fondazione Arché. «Crediamo sia importante raccontare, in una Milano molto diversa da quella degli anni di piombo, la possibilità di trasformare e di cambiare le vicende della vita che sembrano condannare le persone a un destino già segnato». Padre Bettoni è convinto che «Walter Tobagi continua la sua viva testimonianza in questo luogo dove viene prodotto il pane condiviso per la celebrazione dell’Eucarestia. Non è forse di giustizia che abbiamo fame? Non è di verità che vogliamo nutrirci e vogliamo nutrire la nostra umanità?».

Il cammino non si ferma alle periferie dello spirito milanesi e al carcere di Opera. Ormai ha preso il volo e nei prossimi giorni nascerà un nuovo laboratorio anche a Buenos Aires, in Argentina, dove lavoreranno i ragazzi che padre Adrian Bennardis aiuterà, anche attraverso questa nuova attività, a uscire dal mondo della droga. Insegnando il vero senso del pane.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: