martedì 10 dicembre 2024
A centinaia in Piazza Santa Maria in Trastevere per la preghiera di pace organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. Il presidente della Cei ha chiesto che cessino le violenze: «Soli non ci si salva»
Il cardinale Zuppi durante la veglia di preghiera per la pace in Piazza Santa Maria in Trastevere

Il cardinale Zuppi durante la veglia di preghiera per la pace in Piazza Santa Maria in Trastevere - Agenzia Romano Siciliani

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Piazza Santa Maria in Trastevere comincia a riempirsi già un’ora prima. Dietro le transenne sono molte le persone in piedi. C’è chi arriva all’ultimo momento e chi si ferma a guardare. Qualche testa sbuca anche dalle finestre e dai balconi. In prima fila ci sono i rifugiati siriani arrivati con i corridoi umanitari. In migliaia a invocare «il Natale della pace». È l’appello del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che a Roma, ha presieduto una veglia di preghiera per la pace nel mondo promossa dalla Comunità di Sant'Egidio. «La morte di Cristo - ha detto all’inizio il porporato - ci ricorda la guerra che tutto distrugge. È per questo che alziamo la nostra preghiera perché venga il Natale della pace, dove è spalancato il sepolcro della violenza. Essere in tanti e portare la nostra invocazione - ha aggiunto - ci fa sentire il grido che contiene i tanti nomi delle vittime sconosciute agli uomini, ma tutte ricordate da Dio».

Poi, a braccio, si è soffermato anche sul Giubileo, che deve essere «un’opportunità per la pace». La Comunità internazionale, ha detto il presidente dei vescovi italiani, «si accordi per la pace giusta». «Ci sono tanti modi perché la diplomazia possa essere aiutata - ha continuato -. Può l'Europa rinunciare ad essere unita nell'arte del dialogo?». «Oggi - ha proseguito Zuppi - sentiamo nostra l’attesa del mondo che ha bisogno del domani, la guerra invece è la fine di tutto e per tutti, non ci salveremo da soli da quell’unica pandemia della guerra». Infine, Zuppi ha evocato anche la «tempesta distruttiva degli ordigni nucleari», per cui «in pochi attimi viene sommersa la vita di milioni di persone». Quindi, ha concluso: «Ciascuno faccia la sua parte. Non si può essere spenti, bisogna scegliere la pace che è “dovere grave”, come diceva Paolo VI». Secondo l’arcivescovo di Bologna, «è follia pensare di poter vincere la guerra con la guerra. Ci si salva solo assieme perché la pace è un affare di tutti - ha detto -. La violenza al contrario rende insignificante la vita di ogni persona».

È proprio in questa prospettiva che durante la veglia sono stati ricordati i Paesi del mondo colpiti dalla guerra. Sorride il cardinale Zuppi, mentre guarda le fiaccole di tutti i fedeli illuminare la piazza. Contemporaneamente vengono accese anche le candele poste su un candelabro sull’altare. Poi tutti alzano al cielo le fiammelle. Insieme ad Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo di Sant’Egidio, presenti anche padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della regione Lazio Francesco Rocca. L’incenso che ha accompagnato la processione alla fine della veglia si è mischiato al colore delle candele accese. Il silenzio intenso del momento di preghiera è stato sostituito a poco a poco dal rumorio dei saluti. C’è anche chi è si scambiato in anticipo gli auguri. A tratti è sembrata la notte della Vigilia di Natale. Una Vigilia di pace, questa la preghiera che si è levata dalla piazza. Perché «vincere la guerra con la guerra - dice in un altro passaggio il cardinale Zuppi - è una illusione, travolge anche chi la usa, anche il vincitore, come diceva Primo Mazzolari».

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