lunedì 27 gennaio 2014
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​C'è la gestione della sanità sannita e una storia di registrazioni rubate, fatta di presunte pressioni esercitate sul direttore generale dell'Asl di Benevento e finanche un interessamento per la gestione del bar di famiglia dentro un ospedale privato, nella spy story di provincia che è il caso De Girolamo, la vicenda giudiziaria che, alla fine, ha portato alle dimissioni dell'ex ministro dell'Agricoltura Nunzia De Girolamo, la quale tuttavia non risulta a tutt'oggi iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Benevento. Tutto ha origine alla fine del 2013: è il 27 dicembre quando quattro imprenditori finiscono in carcere e due dirigenti della Asl di Benevento vengono colpiti da provvedimenti cautelari con l'accusa di truffa aggravata e continuata in concorso e peculato ai danni della Pubblica Amministrazione: avrebbero causato un danno da 700 mila euro all'Asl da cui avrebbero intascato decine di mandati di pagamento in cambio di prestazioni mai erogate. Al centro dell'inchiesta la figura dell'ex direttore amministrativo Felice Pisapia, sottoposto agli obblighi di dimora e licenziato a fine 2012. È lui a registrare i colloqui degli incontri tenuti nell'estate del 2012 a casa del padre dell'allora deputato del Pdl Nunzia De Girolamo. Nelle registrazioni - rese pubbliche dalla stampa i primi giorni dell'anno - si sente l'allora coordinatore provinciale del Pdl fare pressione sul direttore generale dell'Asl Michele Rossi perchè disponga dei controlli al Fatebenefratelli di Benevento, ospedale religioso convenzionato. Nel mirino degli inquirenti anche presunte pressioni per la gestione, appaltata a una cugina del ministro, di un bar all'interno dello stesso ospedale. Frasi che lo stesso ministro riconosce come "poco eleganti" pur sottolineando la circostanza che si trattava di parole registrate illegalmente. Ma a rendere spinoso il caso sono le parole usate dal gip Flavio Cusani che ravvisa in quello scenario "un direttorio partitico-politico" che fa capo alla De Girolamo. "Un direttorio che - scrive il giudice - si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti ed indecorose, di ogni aspetto della gestione della Asl". Il ministro non è indagato, ma è quanto basta perchè scoppi il caso politico e perché venga sollecitato a presentarsi in Parlamento. Cosa che avviene lo scorso 17 gennaio, dove, davanti ad un'aula quasi deserta e senza il supporto del premier Letta, il ministro si difende evocando un complotto nei suoi confronti. Una circostanza che emerge da una nuova registrazione pervenuta in forma anonima al Tg5 e in cui è lo stesso Pisapia, nel novembre del 2012, a mettere in guardia il ministro da un complotto ai suoi danni di cui sarebbe artefice un noto esponente del Pd, Umberto del Basso de Caro. Una registrazione che è un giallo nel giallo, con accuse su cui anche la procura imprime un'accelerazione, affiancando al pm Tartaglia Polcini altri due magistrati col compito di fare chiarezza sulla liceità del contenuto di quelle riunioni politiche.
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