giovedì 5 dicembre 2013
Dopo l’approvazione della legge sarà più facile coordinare gli sforzi per ripulire le zone inquinate. VAI AL DOSSIER
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Accantonando i facili trionfalismi e in attesa della direttiva applicativa, il decreto legge approvato l’altro giorno dal Consiglio dei Ministri e destinato a tutte le terre dei fuochi italiane, a partire dalla terra circoscritta tra il Casertano e il Napoletano, ha il merito di coordinare finalmente il lavoro delle istituzioni e dei tecnici e le azioni successive, fino ad ora in ordine sparso, per arrivare alle bonifiche dei siti variamente contaminati. Bonifiche che avverranno dopo la mappatura e la perimetrazione delle aree compromesse da scarichi e roghi di rifiuti. Per queste due azioni preliminari la Campania si trova in una posizione di vantaggioessendo l’unica regione italiana ad avere la mappa geochimica di rocce, sottosuolo e suolo, quindi a conoscere tipo e quantità degli elementi che li compongono, disegnata dal gruppo di ricercatori della università Federico II guidato da Benedetto De Vivo. A questo lavoro se ne aggiungono altri di organismi diversi e ugualmente autorevoli. Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha infatti riconosciuto la necessità di partire dai dati già completi per procedere più in fretta. Passo successivo sarebbe l’analisi particolareggiata delle aree che presentano problemi e discrepanze: mettendo in campo gli specialisti del Genio civile, dei Carabinieri, della Forestale si potrebbe giungere in breve a circoscrivere le aree da sanare e quindi scegliere i metodi di bonifica.  Proprio sulle bonifiche si concentrano le maggiori apprensioni. In Italia su 59 siti ufficialmente censiti solo per uno, l’Acna di Cengio, in Piemonte, la bonifica è stata completata e certificata. Per gli altri gli interventi si sono bloccati o non sono mai iniziati. Non va meglio in Campania dove sono oltre 5.200 i siti potenzialmente inquinati e 461 quelli con un alto livello di inquinamento ufficialmente censiti dall’agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania Arpac. Di questi solo 13 hanno ottenuto la certificazione di avvenuta bonifica. Dal 2001 è stato costituito il commissariato di governo per le bonifiche che sta preparando il risanamento di altre 49 aree per evitare la procedura di infrazione europea avviata nel 2007, e la messa in sicurezza delle discariche Resit, Masseria del Pozzo-Schiavi, Novambiente. Le bonifiche, poi, potrebbero aprire la strada alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali. La malavita non ha infatti perso interesse per i rifiuti anche se nel tempo ha modificato le azioni e spostato gli interessi. Il prefetto per la Terra dei fuochi Donato Cafagna conferma che in Campania la camorra ha fatto i grandi affari e i grandi danni fino agli anni ’90: i roghi tossici di oggi bruciano i residui smaltiti illegalmente da aziende che lavorano in nero e che sono concentrate per il 40% nell’area tra il casertano e il napoletano. Per il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti «la criminalità si è aggiornata, costruendo sinergie mondiali per trasferire i rifiuti all’estero (Cina, Est Europa, Corno d’Africa) e con investimenti nel fotovoltaico, nell’eolico e nelle biomasse».
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