giovedì 21 ottobre 2010
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La discarica di cava Vitiello, le seconda nel Parco Nazionale del Vesuvio, la più grande d’Europa, quella contro cui da mesi si sta battendo la gente vesuviana, si farà. La decisione è giunta da Roma a Terzigno ieri sera mentre già si stavano rinforzando le barricate sulla rotonda Panoramica e sulla via nazionale Passanti, in attesa dell’alba che porta i camion di spazzatura. La notizia è passata di bocca in bocca: stupore e rabbia tra le persone che resistono davanti alle forze antisommossa, negli uomini che si siedono intorno ai falò e in mezzo alla strada, nei sindaci. Solo due giorni fa il sindaco di Terzigno Domenico Auricchio si diceva ottimista: la seconda discarica non si farà, la prima sarà chiusa, assicurava. Non sarà così, ma il contrario. La vecchia discarica ex Sari delle Pozzelle chiuderà, ma solo quando sarà piena anche se in realtà è già satura. Il caos rifiuti rischia di precipitare la Campania verso la richiesta al governo di un nuovo stato d’emergenza da parte della Regione.Terzigno e gli altri comuni del “quadrilatero della monnezza” restano l’epicentro della rivolta contro le discariche, ma dopo la decisione martedì del governatore Stefano Caldoro di esercitare i poteri sostitutivi e di dirottare fino alla fine del mese una parte dei rifiuti conferiti a Terzigno negli invasi di Caserta, Benevento, Avellino, la protesta dilaga. I Presidenti di Provincia (due sono di centrodestra) hanno annunciato ricorsi al Tar, le amministrazioni comunali e i cittadini, che hanno resuscitato i comitati antidiscarica di due anni fa, hanno allestito presidi sulle strade che conducono agli invasi. Davanti alla discarica “Maruzzella” di San Tammaro, nel casertano, il sindaco Emiddio Cimmino, con altri 20 primi cittadini, è in prima fila: «Napoli non può pensare di risolvere il problema dei rifiuti cullandosi sulla disponibilità della altre province» spiega e promette che impedirà l’ingresso nel sito all’immondizia proveniente dal capoluogo. «Sono anni che la provincia di Caserta, in particolare, ha offerto solidarietà e disponibilità ospitando nelle discariche il 54% dell’immondizia partenopea - conclude irato il sindaco. - Ora basta». A Pustarza di Savignano Irpino i conferimenti di rifiuti dal napoletano sono cominciati già nella prima mattinata di ieri, ma all’ingresso dello sversatoio si sono registrate tensioni per l’arrivo di un numero di mezzi superiore alle previsioni. C’erano infatti anche i camion di spazzatura dalla provincia di Salerno, dalla zona di Battipaglia in particolare. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del comando provinciale di Avellino. Caldoro ha però deciso di resistere, forte dell’appoggio dei deputati campani del Pdl richiamando il «rispetto delle regole», che vuol dire senso civico da parte di tutti, «istituzioni e cittadini». Nonostante il Tar del Lazio abbia parzialmente accolto il ricorso presentato dall’amministrazione provinciale di Avellino. La giustizia amministrativa ha limitato il provvedimento nel tempo, riconoscendone la validità solo fino al 26 ottobre prossimo, senza possibilità di proroghe. "Il Tar - spiega il legale della Provincia di Avellino, l’avvocato Giancarlo Viglione - ritiene che la Regione avrebbe dovuto verificare la possibilità di conferire i rifiuti in altri impianti della provincia di Napoli, riconoscendo così il principio della provincializzazione». Che tra l’altro è sancito proprio dalla legge anticrisi del 2008.Anche la Provincia di Benevento si appresta a ricorrere contro l’ordinanza, ma con un esposto alla Procura della Repubblica, come spiega l’assessore all’Ambiente Gianluca Aceto, visto che la Regione ha finanziato la messa in sicurezza dello sversatoio di Sant’Angelo a Trimonte con 10 milioni di euro. «Se la Regione ritiene l’impianto pericoloso e instabile - ragiona Aceto - come può caricarlo di altri rifiuti? L’ordinanza di Caldoro è irrazionale e incomprensibile».
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