mercoledì 27 aprile 2011
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Herman Van Rompuy come il presi­dente della Commissione Ue Barro­so ha ricevuto la missiva preparata insieme dal premier italiano e dal presidente francese. «La lettera è arrivata, ora bisogna studiarla attentamente e in profondità, e ca­pire cosa vuol dire esat­tamente », ha affermato il portavoce di Van Rom­puy, Dirk De Backer. In ogni caso i temi solleva­ti da Berlusconi saranno trattati nel corso del prossimo Consiglio eu­ropeo a Bruxelles in pro­gramma a giugno, «in particolare le problema­tiche legate all’immigra­zione e anche a Schen­gen, come ha già preci­sato lo stesso Van Rom­puy nei giorni scorsi», ha aggiunto De Backer. O­liver Bailly, portavoce della commissione eu­ropea, ha detto che il documento italo-fran­cese tuttavia «conforta». Le tensioni franco-ita­liane, del resto, già da tempo impensierivano anche la Commissione europea, spingendola, nella persona di Cecilia Malmström, responsa­bile degli Affari Interni, a proporre una comuni­cazione che va al cuore del problema, la gestione di Schengen e il rafforzamento di Frontex, l’agenzia delle fron­tiere dell’Ue. La bozza dovrebbe essere adot­tata il prossimo 4 maggio dalla Commissione, per approdare poi sul tavolo dei ministri del­l’Interno al consiglio straordinario il 12 mag­gio a Bruxelles. Ieri un portavoce dell’esecutivo Ue, Bailly, ha ribadito le riflessioni in corso alla Commis­sione. «Lo sballottamento dei migranti tra Italia e Francia», ha detto, è «un problema po­litico per l’Europa», e dunque «la Commis­sione deve intervenire per chiudere il buco nel sistema». Bailly ha ricordato che Bruxelles in­tende proseguire sulla linea proposta dalla Malmström, che include, ha precisato, «una chiarificazione, non una rivoluzione» di quan­to già previsto dall’art.23 di Schengen, con la reintroduzione temporanea dei controlli del­le frontiere interne. U­na sospensione di Schengen, ha avvertito «non è un’opzione», per uscire dal trattato «si dovrebbe uscire dal­l’Ue ». «Si deve riconoscere – si legge nella bozza di co­municazione della Malmström – che l’Ue non è equipaggiata per aiutare gli stati membri più esposti a massicci movimenti migratori». La risposta non è però una revisione del mec­canismo di Schengen, ma solo della “gover­nance”. Il commissario prevede anzitutto l’in­troduzione di «frontie­re mobili», fortemente volute anzitutto da Francia e Germania: se uno stato Schengen non riesce più a gestire flussi di clandestini, gli altri paesi vicini posso­no temporaneamente ripristinare i controlli ai confini. A Bruxelles spiegano che il pensiero di Parigi e Berlino non è tanto diretto all’Italia, quanto a Bulga­ria e Romania, che scalpitano per entrare nel­lo spazio Schengen mentre tedeschi e france­si diffidano. «Una risposta coordinata da par­te dell’Unione in queste situazioni critiche – è scritto nella bozza – accrescerà la fiducia fra gli Stati membri» e «ridurrà la necessità di i­niziative unilaterali degli stati membri per reintrodurre i controlli alle frontiere o inten­sificare i controlli di polizia nelle regioni in­terne di frontiera». Tra le altre “ricette”, anzitutto il rafforzamen­to di Frontex richiesto ieri da Sarkozy e Berlu­sconi, con più uomini e mezzi propri, ma an­che obblighi più stringenti per gli stati che par­tecipino alle missioni. La bozza parla inoltre di accordi più “fermi e solidi” con i paesi di provenienza dei migranti, e a livello Ue e non più bilaterale. Intese che prevedano, in cam­bio di finanziamenti europei, ma anche una certa facilitazione di visti per immigranti re­golari, l’impegno vincolante dei paesi terzi di controllare i flussi e di accettare i rimpatri. La commissaria propone inoltre di avviare un programma di redistribuzione nei paesi Ue dei profughi libici sul modello già attuato tra il 2009 e 2010 per circa 10mila profughi ira­cheni sfollati in Giordania e Siria. Infine, si i­potizza una maggiore flessibilità dei fondi che l’Ue dà agli stati membri per gestire le situa­zioni di emergenza come quella attuale.
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