Herman Van Rompuy come il presidente della Commissione Ue Barroso ha ricevuto la missiva preparata insieme dal premier italiano e dal presidente francese. «La lettera è arrivata, ora bisogna studiarla attentamente e in profondità, e capire cosa vuol dire esattamente », ha affermato il portavoce di Van Rompuy, Dirk De Backer. In ogni caso i temi sollevati da Berlusconi saranno trattati nel corso del prossimo Consiglio europeo a Bruxelles in programma a giugno, «in particolare le problematiche legate all’immigrazione e anche a Schengen, come ha già precisato lo stesso Van Rompuy nei giorni scorsi», ha aggiunto De Backer. Oliver Bailly, portavoce della commissione europea, ha detto che il documento italo-francese tuttavia «conforta». Le tensioni franco-italiane, del resto, già da tempo impensierivano anche la Commissione europea, spingendola, nella persona di Cecilia Malmström, responsabile degli Affari Interni, a proporre una comunicazione che va al cuore del problema, la gestione di Schengen e il rafforzamento di Frontex, l’agenzia delle frontiere dell’Ue. La bozza dovrebbe essere adottata il prossimo 4 maggio dalla Commissione, per approdare poi sul tavolo dei ministri dell’Interno al consiglio straordinario il 12 maggio a Bruxelles. Ieri un portavoce dell’esecutivo Ue, Bailly, ha ribadito le riflessioni in corso alla Commissione. «Lo sballottamento dei migranti tra Italia e Francia», ha detto, è «un problema politico per l’Europa», e dunque «la Commissione deve intervenire per chiudere il buco nel sistema». Bailly ha ricordato che Bruxelles intende proseguire sulla linea proposta dalla Malmström, che include, ha precisato, «una chiarificazione, non una rivoluzione» di quanto già previsto dall’art.23 di Schengen, con la reintroduzione temporanea dei controlli delle frontiere interne. Una sospensione di Schengen, ha avvertito «non è un’opzione», per uscire dal trattato «si dovrebbe uscire dall’Ue ». «Si deve riconoscere – si legge nella bozza di comunicazione della Malmström – che l’Ue non è equipaggiata per aiutare gli stati membri più esposti a massicci movimenti migratori». La risposta non è però una revisione del meccanismo di Schengen, ma solo della “governance”. Il commissario prevede anzitutto l’introduzione di «frontiere mobili», fortemente volute anzitutto da Francia e Germania: se uno stato Schengen non riesce più a gestire flussi di clandestini, gli altri paesi vicini possono temporaneamente ripristinare i controlli ai confini. A Bruxelles spiegano che il pensiero di Parigi e Berlino non è tanto diretto all’Italia, quanto a Bulgaria e Romania, che scalpitano per entrare nello spazio Schengen mentre tedeschi e francesi diffidano. «Una risposta coordinata da parte dell’Unione in queste situazioni critiche – è scritto nella bozza – accrescerà la fiducia fra gli Stati membri» e «ridurrà la necessità di iniziative unilaterali degli stati membri per reintrodurre i controlli alle frontiere o intensificare i controlli di polizia nelle regioni interne di frontiera». Tra le altre “ricette”, anzitutto il rafforzamento di Frontex richiesto ieri da Sarkozy e Berlusconi, con più uomini e mezzi propri, ma anche obblighi più stringenti per gli stati che partecipino alle missioni. La bozza parla inoltre di accordi più “fermi e solidi” con i paesi di provenienza dei migranti, e a livello Ue e non più bilaterale. Intese che prevedano, in cambio di finanziamenti europei, ma anche una certa facilitazione di visti per immigranti regolari, l’impegno vincolante dei paesi terzi di controllare i flussi e di accettare i rimpatri. La commissaria propone inoltre di avviare un programma di redistribuzione nei paesi Ue dei profughi libici sul modello già attuato tra il 2009 e 2010 per circa 10mila profughi iracheni sfollati in Giordania e Siria. Infine, si ipotizza una maggiore flessibilità dei fondi che l’Ue dà agli stati membri per gestire le situazioni di emergenza come quella attuale.