lunedì 18 marzo 2013
Quando sente parlare di cultura, il MoVimento 5 Stelle mette mano al mouse. Niente di strano, visto che il fenomeno dalla rete è nato, nella rete ha prosperato e alla rete continua a rivolgersi. Di Internet il duo Grillo-Casaleggio ha una visione in larga parte discutibile, ma senza dubbio abbastanza diffusa. (Alessandro Zaccuri)
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​Quando sente parlare di cultura, il MoVimento 5 Stelle mette mano al mouse. Niente di strano, visto che il fenomeno dalla rete è nato, nella rete ha prosperato e alla rete continua a rivolgersi. Di Internet il duo Grillo-Casaleggio ha una visione in larga parte discutibile, ma senza dubbio abbastanza diffusa: niente censura, accesso libero ovunque e per tutti, fiducia incondizionata nella funzione democratica del web in quanto espressione di intelligenza collettiva (è la pluralità che genera il pensiero) e connettiva (è il pensiero che genera comunità). Applicato alla cultura, il ragionamento porta per esempio a privilegiare una fonte “aperta” come Wikipedia rispetto alle enciclopedie tradizionali. E su questo, tanto per cambiare, non si ammettono eccezioni. Ne sa qualcosa l’attuale direttore di «Civiltà Cattolica», padre Antonio Spadaro, che già nel 2005 fu rimproverato da Grillo via blog per aver suggerito una valutazione critica del principio di autoregolamentazione che presiede alla costruzione di Wikipedia.Difficile capire se l’idea di libero web in libero Stato discenda dalla lettura diretta di autori come Bruce Sterling, Chris Anderson ed Henry Jenkins o anche solo del celebre Hacker’s Manifesto del lontano 1986. Di sicuro l’attivismo mediatico del MoVimento cita in maniera esplicita la versione cinematografica di V per Vendetta, il libertario fumetto degli anni Ottanta portato sul grande schermo nel 2005 dai fratelli Wachowski. È grazie a quel film che la maschera di Guy Fawkes (il patriota cattolico giustiziato nel 1605 con l’accusa di aver cercato di far esplodere il Parlamento di Londra) diventa il simbolo di una ribellione globale, che dalle piazze degli indignados madrileni arriva fino all’occupazione di Wall Street seguendo la rotta degli Anonymous di ogni latitudine.Le tematiche di quelle rivolte sono, in definItiva, le stesse agitate dal MoVimento 5 Stelle: contestazione dei poteri costituiti, a partire da quello economico-finanziario, esaltazione delle forme di democrazia diretta a discapito dei processi di rappresentanza, accentuata sensibilità ambientale. Un elemento, quest’ultimo, che assume un ruolo centrale nella cultura dei sostenitori di Grillo. I punti di riferimento, questa volta, sembrano di più immediata decifrazione e assumono una connotazione quasi religiosa in virtù del richiamo al Poverello di Assisi, ricordato proprio ieri dal blog a proposito dell’elezione di papa Francesco. Sul versante scientifico c’è il ruolo svolto dal chimico Marco Morosini, firma nota anche ai lettori di «Avvenire» e collaboratore del comico ben prima della svolta politica. Ma c’è anche l’influsso esercitato da un «ricercatore indipendente» al quale si rifà volentieri Gianroberto Casaleggio, e cioè l’inglese James Lovelock. A lui si deve la formulazione della cosiddetta «ipotesi Gaia», per la quale la Terra andrebbe considerata alla stregua di un unico organismo vivente. Metafora suggestiva, che comporta però una deriva inquietante: per Lovelock la specie umana sarebbe la principale o addirittura l’unica responsabile dei mali di Gaia. La quale, a sua volta, avrebbe tutto il diritto di difendersi dalla «malattia» rappresentata dall’uomo. Il rimedio? Drastica riduzione delle nascite, in una prospettiva in cui le consolatorie mitologie New Age finiscono per coincidere con i dettami del più cupo malthusianesimo.Anti-istituzionale nelle piazze, Grillo si presenta volentieri come interlocutore di personalità prestigiose come il premio Nobel Joseph Stiglitz, l’economista-filosofo Serge Latouche e il sociologo Wolfgang Sachs, esponente di spicco del Wuppertal Institut, il centro di ricerca tedesco che alla pratica della globalizzazione selvaggia contrappone la strada di uno sviluppo sostenibile. Padri nobili, rispetto ai quali il movimentista medio sembra prediligere, ancora una volta, la divulgazione via internet. Attraverso la rete passano infatti le varie teorie del complotto (talvolta connotate in senso antisemita) di cui il «Progetto Zeitgeist» rappresenta l’espressione più compiuta. Si tratta di una trilogia di film di forte impatto emotivo, presentati come documentari dall’autore, l’americano Peter Joseph. Diffusi attraverso la rete, mescolano tra di loro fantasiose ricostruzioni sull’origine pagana dei monoteismi e presunte rivelazioni su quello che sarebbe veramente accaduto l’11 settembre 2001.La famigerata dichiarazione del neodeputato Paolo Bernini, persuaso che i cittadini Usa siano controllati mediante un microchip impiantato sottopelle, deriva appunto dalla serie Zeitgeist, alla quale va almeno riconosciuto il merito di ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, quanta importanza rivesta l’elemento spettacolare nella formazione della coscienza a cinque stelle. Non per niente, lo scrittore prediletto dal MoVimento è un altro Nobel, il drammaturgo-performer Dario Fo. E non per niente, se si seguono i consigli dell’immancabile beppegrillo.it, la biblioteca del buon militante si trasforma presto in una videoteca, nella quale i dvd delle esibizioni di Grillo vanno ad affiancarsi alle testimonianze dei V-Day (celebrati come I tre giorni che sconvolsero l’Italia), senza dimenticare i filmati di cui è protagonista Marco Travaglio, uno dei pochi giornalisti considerati affidabili in territorio italiano. Il club, in effetti, è molto ristretto, come lo stesso Grillo ha lamentato nel 2006 alla morte di Oriana Fallaci. «Quanti giornalisti liberi di nazionalità italiana rimangono in giro?», si domandava allora. E rincarava la dose aggiungendo che «bisogna andare nella biblioteca comunale e leggersi vecchi pezzi di Montanelli per tirarsi un po’ su».In maniera discreta quanto metodica, l’attività politica del MoVimento è ormai integrata con quella editoriale. Basta transitare per la sezione «Grillorama» del blog per ordinare in tutta comodità il Calendario dei santi laici  o l’encomiastico Tutte le battaglie di Beppe Grillo. Alcuni titoli provengono dal catalogo Chiarelettere, altri sono pubblicati dall’ubiqua Casaleggio Associati. Se ci si spinge nel territorio degli e-book, poi, ecco spuntare la sigla Adagio, che distribuisce in fomato digitale il recentissimo Il Grillo canta sempre al tramonto (uscito alla vigilia delle elezioni, riunisce contributi del fondatore insieme con Fo e Casaleggio), i Nuovi scritti corsari dell’economista Paolo Becchi e la polemica Antologia del Ventennio di Beppe Lopez. Per chiarezza: l’allusione non è al fascismo, la cui lettura men che vagamente revisionista tanti dispiaceri ha procurato alla neo-eletta Roberta Lombardi. No, qui si parla di Seconda Repubblica e dintorni. Argomento su cui la bibliografia è meno vasta e il figurone, di questi tempi, è ancora assicurato.
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