mercoledì 15 settembre 2021
La giunta non inserisce il progetto nel piano dei lavori e congela il cantiere. Fermi 3 milioni di euro. Parla il presidente del Centro Padre Nostro: «Assist alla mafia. Si uccide di nuovo il beato»
Uno striscione del beato padre Puglisi nel quartiere Brancaccio di Palermo

Uno striscione del beato padre Puglisi nel quartiere Brancaccio di Palermo - Gambassi

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«Si vuole uccidere un’altra volta padre Pino Puglisi...». Sa che le sue parole sono come pietre. Eppure Maurizio Artale, uomo del dialogo ma anche dal piglio forte, le ripete più volte. Ha il passo svelto fra le vie “dimenticate” di Brancaccio, il quartiere di Palermo che per anni è stato la roccaforte di Cosa Nostra e che ha fatto da sfondo all’assassinio del prete martire il 15 settembre 1993. Artale guida il Centro di accoglienza Padre Nostro che il sacerdote “scomodo” ucciso dalla mafia aveva fondato e che sta trasformando il volto dell’ex bunker della malavita con iniziative e servizi sulle orme del beato. Il parroco della “rivoluzione evangelica” aveva un sogno: costruire un asilo nido a Brancaccio. Convinto che il riscatto della sua gente partisse dall’educazione dei più piccoli.

Una struttura del Centro Padre Nostro a Brancaccio

Una struttura del Centro Padre Nostro a Brancaccio - Avvenire

Sembrava che il suo sogno potesse realizzarsi grazie alla tenacia del Centro Padre Nostro. Progetto pronto e donato al Comune, anche attraverso i fondi raccolti fra i lettori di Avvenire e con il contributo della Fondazione Giovanni Paolo II, la onlus per la cooperazione e lo sviluppo sostenuta dalle diocesi della Toscana. Via libera di papa Francesco che durante la sua visita a Palermo nel 2018, per i 25 anni dall’omicidio di padre Puglisi, aveva benedetto l’iniziativa davanti ai familiari del sacerdote. Tre milioni di euro già stanziati dallo Stato tramite il Cipe. Però nel capoluogo siciliano l’asilo si è arenato. Dimenticato dalla politica e dalla giunta Orlando che per ben due volte non lo ha inserito nel piano triennale delle opere pubbliche: condizione necessaria per sbloccare il finanziamento deciso a Roma e per aprire il cantiere.

Il progetto dell’asilo nido sognato da padre Puglisi per il quartiere Brancaccio di Palermo

Il progetto dell’asilo nido sognato da padre Puglisi per il quartiere Brancaccio di Palermo - Centro Padre Nostro

Non c’era nell’elenco dei lavori che l’esecutivo si è visto bocciare dal Consiglio comunale. E non c’è nella lista che questa mattina torna in aula. Uno scherzo del destino vuole che il voto di oggi arrivi nel giorno in cui la città ricorda l’uccisione di padre Puglisi. Un anniversario celebrato in un clima di amarezza e tensione dal Centro Padre Nostro. «Don Pino non può essere morto invano – afferma Artale –. Affossare il suo asilo significa offrire un assist alla mafia e dire che Brancaccio deve restare così come, ossia con i bambini per strada, con i ragazzi che a 13 o 14 anni continuano a spacciare, con gli indigenti che non hanno occasioni di rinascita, con le famiglie che sono sempre ricattabili e quindi comprabili: o per una manciata di voti o per volontà della criminalità organizzata». Una pausa. «Come aveva intuito padre Puglisi, per demolire lo zoccolo duro che alimenta la mentalità mafiosa occorre guardare ai più piccoli. Se tutto ciò non lo si intende fare, è bene dire con onestà che la lotta alla mafia non è un’urgenza. Perché non la si può demandare solo alle forze dell’ordine e alla magistratura. Il fattore culturale è fondamentale».​

Il quartiere Brancaccio di Palermo

Il quartiere Brancaccio di Palermo - Avvenire

Per il Centro voluto dal prete del sorriso, che con il Vangelo in mano aveva fatto tremare Cosa Nostra, l’eclisse dell’asilo è una «storia assurda». «Ne abbiamo viste tante in più di vent’anni – racconta Artale –. Ma mai una vicenda del genere». Qualche sentore comunque c’era. «Il nostro nido dà fastidio. E più di un burocrate lo ha avversato. Ad esempio, prima è stato detto che il luogo non era adatto a causa dell’inquinamento acustico: tutte assurdità. Poi il municipio ha preteso dalla Regione la Vas, la Valutazione strategica ambientale. Così il Centro ha pagato mille euro per la richiesta. E dopo sei mesi la Regione ha risposto che il parere non era dovuto in quanto opera pubblica». Certo, non c’è aria di resa. «Abbiamo creato campi sportivi, teatri, poli di aggregazione, un centro anti-violenza, la casa del Figliol Prodigo per i detenuti in permesso premio. E dopo domani inaugureremo un angolo “salvato” dal degrado che ospiterà anche un’area giochi. È uno spazio comunale e l’abbiamo risistemato noi». In agenda anche il varo di un poliambulatorio: sempre nell’agglomerato di periferia. «Altra speranza di don Pino, vedrà in prima linea un gruppo di imprenditori e di architetti che si sono messi a disposizione».

Il Centro Padre Nostro ha già fatto sentire la sua voce contro la “scomparsa” dell’asilo. «Il sindaco Leoluca Orlando ha combattuto la criminalità organizzata – dice Artale – ma ora che il mandato è agli sgoccioli qualcosa sta cambiando. Ha già invitato il Consiglio comunale ad approvare un emendamento sul nostro nido. Così di fatto ha ammesso che lui non se la sente di considerarlo una priorità. Però ripete che gli sta a cuore: ma perché non lo include nel piano triennale?». È all’avanguardia la scuola targata “3P” che accoglierà sessanta alunni fino a tre anni: tutta in legno, con i pannelli solari sul tetto e un impianto di recupero dell’acqua piovana. Come non ce n’è di simili a Palermo. «E al Comune non costa un euro – sottolinea il presidente –. Ha solo concesso il terreno che, tra l’altro, non sapeva di avere e che attraverso di noi ha recuperato». Un appezzamento che era diventato una discarica abusiva a cielo aperto. Il Centro Padre Nostro ha scritto a ogni capogruppo per far modificare in aula il piano delle opere pubbliche. «Non è una questione di bandiera. Tutti i consiglieri hanno il dovere etico di intervenire. Non farlo vuol dire prendersi la responsabilità di cancellare l’eredità di padre Puglisi e ucciderlo di nuovo. Ma stavolta per capire chi sono i mandanti non c’è bisogno di alcun pentito: basta vedere chi si è opposto all’asilo».


Il calendario di iniziative per l'anniversario dell'uccisione di padre Puglisi


Era il 15 settembre 1993 quando veniva ucciso dalla mafia don Pino Puglisi. Era il giorno del suo compleanno e i killer lo attendevano davanti alla porta di casa nel quartiere Brancaccio a Palermo dove era parroco. La sua “rivoluzione evangelica” aveva fatto tremare Cosa Nostra. Prima vittima di mafia dichiarata martire dalla Chiesa, è beato dal 2013. Oggi 15 settembre, nel giorno dell’anniversario della morte, è prevista alle 18 la Messa presieduta dall’arcivescovo Corrado Lorefice nella Cattedrale di Palermo che custodisce la tomba del prete del sorriso. Ieri sera la veglia di preghiera e una riflessione sulle beatitudini nella piazzetta Padre Puglisi. Venerdì alle 11.30 sarà inaugurata un’area riqualificata dal Centro Padre Nostro a Brancaccio; nel pomeriggio, alle 16.30, nella casa museo del beato la presentazione del fumetto “Don Puglisi” a cura di Marco Sonseri. Martedì 21 settembre e giovedì 30 settembre il sacerdote sarà ricordato dai detenuti con la proiezione del film “Ti ho seguito senza conoscerti” nel carcere dell’Ucciardone e nel penitenziario Pagliarelli. Sabato 2 ottobre, dopo la Messa delle 18, la benedizione della targa commemorativa dell’ordinazione sacerdotale di don Puglisi nel santuario della Madonna dei Rimedi.

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