giovedì 10 marzo 2022
Terza rassegna realizzata in collaborazione tra il museo Diocesano di Milano e i Musei Vaticani
Pericle Fazzini, Via Crucis

Pericle Fazzini, Via Crucis - D'Agostino

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Una Crocifissione in stile futurista di Gerardo Dottori, una Flagellazione di Salvatore Fiume ispirata al capolavoro di Piero della Francesca, un Crocifisso in bronzo di Giacomo Manzù e un bassorilievo di Marino Marini dove l’aguzzino ha le vesti di un soldato nazista mentre tortura un partigiano. Sono alcune delle opere esposte in questi mesi a Milano dove, in occasione del tempo quaresimale, una nuova mostra indaga il tema della Passione di Cristo interpretata dai maggiori artisti italiani del primo '900: La Passione. Arte italiana del ’900 dai Musei Vaticani. Da Manzù a Guttuso, da Casorati a Carrà, aperta fino al 5 giugno al museo Diocesano Carlo Maria Martini ai chiostri di Sant'Eustorgio (www.chiostridisanteustorgio.it).

Si tratta della terza collaborazione tra il museo milanese e i musei Vaticani, che anche in questo caso prestano le opere esposte. La prima, tenutasi nel 2018, era stata dedicata alla produzione sacra di Gaetano Previati; la seconda, aperta nel 2020 poco prima dello scoppio della pandemia, era invece incentrata sul tema della Passione interpretata dai principali artisti francesi a cavallo tra '800 e '900 (Gauguin, Rodin e Matisse).

Anche questa volta il team curatoriale è tutto al femminile: Micol Forti, responsabile della collezione d'arte moderna e contemporanea dei musei Vaticani, e Nadia Righi, direttore del museo Diocesano, con il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano, dell'Arcidiocesi di Milano e con Deloitte main sponsor.

A destra: Felice Carena, Deposizione. A sinistra: Carlo Carrà, deposizione

A destra: Felice Carena, Deposizione. A sinistra: Carlo Carrà, deposizione - D'Agostino

Le opere selezionate per questa occasione coprono un ampio arco del Novecento italiano: il risultato è una narrazione corale che testimonia come l'arte italiana, lungo buona parte del secolo scorso, ha sempre mantenuto costante l'interesse per il sacro, anche da parte di artisti che si erano sempre dedicati ad altri soggetti come Carlo Carrà, presente in mostra con due intense opere tarde, una Pietà (1948) e un Crocifisso (1955).

Rispetto agli artisti francesi della mostra precedente, negli italiani è ancora più evidente l'influsso della grande tradizione del passato: lo si vede nell'ultima sala, dove sia la grande Deposizione dipinta a fine anni '30 da Felice Carena, sia la scultura dello stesso soggetto di Francesco Messina, derivano dalla celebre Pietà Rondanini di Michelangelo (lo stesso Messina aveva acquistato un calco in gesso del capolavoro, spiega Forti).

Ma anche la Crocifissione realizzata da Mirko Basaldella nel '68 (con una citazione dell'omicidio di Martin Luther King, avvenuto in quello stesso anno), è un evidente omaggio a Guernica di Picasso: il disastro della guerra, con le madri che proteggono i loro bambini in quest'opera (per non parlare degli edifici in fiamme nel Crocifisso di Ottone Rosai) sono immagini di stringente attualità.

Una sezione a parte è riservata alla figura di Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano prima (1954-'63) e poi Papa Paolo VI (1963-'78), e al suo pensiero sull'arte contemporanea. In due sale si possono ammirare alcuni bozzetti preparatori per la Via Crucis realizzati tra il 1960 e il '61 da Guido Strazza per la chiesa di Ponte Lambro, nella periferia sud-est di Milano: progettata dall'architetto Guido Maffezzoli, è uno dei luoghi di culto che rientravano nel piano di costruzione "22 chiese per 22 Concili", ideato e promosso dall'arcivescovo Montini, per rispondere alla crescita del capoluogo lombardo e per celebrare l'apertura del Concilio Vaticano II. Dalle ventidue chiese iniziali il numero è salito a oltre cento in tutta la città: una storia già sufficiente per un'altra rassegna.


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