La Parola nel crocevia di eventi. La Bussola che orienta
domenica 21 gennaio 2024

La quinta Giornata della Parola di Dio che la Chiesa celebra oggi si pone a un crocevia di eventi. Sta infatti per partire l’Anno della preghiera, prodromo del Giubileo del 2025, siamo nel pieno della Settimana per l’unità dei cristiani, già preceduta dalla Giornata per il dialogo ebraico-cristiano, e ci prepariamo a quella della Memoria del 27 gennaio. Un intreccio di date che contribuisce a far uscire questa felice intuizione di papa Francesco (frutto di un altro Anno Santo, quello della Misericordia, svoltosi tra il 2015 e il 2016) dal recinto del meramente liturgico, per farne strumento della Chiesa che vuole annunciare il Vangelo a tutti e che tutti accoglie.

Per questo, prima ancora che il tema di quest’anno “Rimanete nella mia parola” – particolarmente attuale come vedremo anche alla luce della cronaca – converrà ricordare innanzitutto un versetto del Salmo 118 – “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” – che potremmo assumere come la Magna charta della celebrazione odierna e del suo significato nella vita dei credenti.

C’è infatti nelle intenzioni del Papa la volontà di ricordare che la Parola di Dio – come del resto insegna la costituzione conciliare Dei Verbum – non è solo il contenuto di un libro, la Bibbia (il più venduto e il meno letto, secondo un noto aforisma), ma realtà vivente, bussola che orienta, compagna di strada, nutrimento costante del cuore e dell’anima. In definitiva incontro con Cristo, via verità e vita.

E qui viene in primo piano il tema di quest’anno. Per comprenderlo a pieno non è inutile richiamare brevemente il contesto in cui l’evangelista Giovanni colloca questa frase di Gesù (una disputa con i giudei che avevano cominciato a seguirlo, ma che a un certo punto non gradiscono le sue parole fino a entrare in polemica con lui) e soprattutto ciò che viene immediatamente dopo: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».

Libertà e verità. Siamo davvero al cuore della postmodernità. Con il suo carico di rivendicazioni, desideri spacciati per diritti, autodeterminazioni antropologiche, tentativi di declinare un alfabeto dell’umano non solo chiuso a ogni trascendenza, ma spesso sganciato anche da qualsiasi regola etica. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, sia a livello di relazioni interpersonali, sia su più vasta scala, nei rapporti tra i popoli e gli Stati. Una libertà, dunque, sganciata dalla Verità, quindi dal rapporto con il Creatore, che si riduce a un puro e semplice fare ciò che si vuole. È il grido contro Dio che Jean Paul Sartre mette in bocca al protagonista del suo dramma teatrale Le Mosche, una ribellione emblematica di molta cultura contemporanea: «Io sono la mia libertà! Appena mi hai creato, io ho cessato di appartenerti. [...] Non tornerò sotto la tua legge […]. Perché sono un uomo […], ed ogni uomo deve inventare la sua strada».

Su quella strada, però, spesso si incappa nei briganti. Che oggi possono avere anche le sembianze dei mercanti di armi in giacca e cravatta che fomentano le guerre, degli amministratori pubblici che antepongono il proprio tornaconto al bene comune, degli autocrati che sottomettono interi popoli, di chi depreda le risorse della Terra, dei mercanti di carne umana, di chi specula sui migranti e persino di chi rimane intrappolato della logica perversa dei like. Come notava il beato Carlo Acutis, si nasce originali e spesso si diventa fotocopie.

Il tema della Giornata odierna è l’esatto contrario di questa pretesa di libertà, che finisce per diventare schiavitù. Del peccato e a volte degli altri, specie quando «l’uomo che non crede più a Dio, finisce per credere a tutto». Gesù, invece, promette ai suoi discepoli di ieri di oggi e di sempre: «Diventerete liberi nella misura in cui rimarrete nella mia parola». Il che significa rimanere nella sua amicizia, camminare insieme con Lui sulla via di una carità concreta che lo riconosce nel volto dei fratelli, specie i più bisognosi, affidargli la propria vita persino a costo di pagare di persona in termini di energie, tempo, affetti e anche soldi. In sostanza rimanere con lui quaggiù, nel momento della Croce, per restarvi senza fine nella luce della Risurrezione. Quando la nostra umanità vivrà per sempre nell’abbraccio dell’Amore trinitario, che si è già manifestato con l’Incarnazione.




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI