giovedì 18 marzo 2021
L'Associazione di don Di Noto: link e video raddoppiati, continua la piaga del deep web, cresce il fenomeno "pedomama", cioè donne che abusano dei figli
Report 2020 Meter, la pandemia moltiplica gli orchi in rete

Ansa

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Brividi. Perché il quadro lo dipinge bene Nunzia Ciardi, che guida la Polizia postale e delle telecomunicazioni: “Dal 2019 al 2020 sono aumentati del 77% i reati in rete contro i minori e del 132% i casi di pedopornografia sempre nella rete”. Dunque ha ragione l’'Associazione Meter' a denunciare da anni quanto accade. E ancora stamane, presentando il suo “Report 2020”: “La pedofilia e la pedopornografia non temono il Covid - spiega don Fortunato Di noto, che presiede e ha fondato l'Associazione nel 1989 -. Se nel 2020 è toccato a tutti restare a casa, questo ha significato affari d’oro per chi violenta i bambini e sfrutta il materiale prodotto con questi piccoli schiavi dei tempi moderni”.

I numeri. Link pedopornografici quasi raddoppiati (14.521 nel 2020 e 8.489 nel 2019), video più che raddoppiati (dai 992.300 del 2019 ai 2.032.556 del 2020), immagini segnalate quasi dimezzate (7.074.194 nel 2019 e 3.768.057 nel 2020), perché "evidentemente le “semplici” foto non bastano più, i pedofili ricercano e producono più video per soddisfare i loro desideri malsani e la loro deviata perversione”, annota Meter. Che nel mondo ha registrato “un incremento del materiale segnalato tra febbraio e maggio 2020. In seguito alle misure di confinamento è aumentato l’utilizzo dei social media e il tempo dedicato alla rete Internet da parte dei minori”.

Social e messaggistica. Sono aumentate le chat scoperte con contenuti pedopornografici (da 323 nel 2019 a 456 nel 2020). Meter ha denunciato alla Polizia italiana e Polizie estere 92 gruppi su Whatsapp, 100 su Telegram e 262 su Facebook. Vi si svolgevano “discussioni tramite Facebook e poi, sfruttando il collegamento appunto con Whatsapp, si scambiavano materiale su quest’ultimo per sfruttare la tecnologia end-to-end che assicura la privacy”. Telegram? “I pedopornografi approfittano delle chat segrete poiché consentono l’autodistruzione di video e messaggi impostando il tempo di visualizzazione concesso al destinatario del messaggio”.

Deep web, “la piaga continua”. Il deep web e il dark web (la parte nascosta di internet) sono lo spazio libero in cui le associazioni a delinquere di tutto il mondo espandono i loro traffici ed è qui, “per ovvie ragioni, che mettono radici le atrocità descritte e documentate in questo Report”.

Pedomama. Aumenta il fenomeno che identifica l’abuso sessuale femminile, cioè perpetrato da donne spesso sui loro figli minori. Segnalato in 2.652 video e foto “all’interno di cartelle nominate ‘pedomam’, ‘familypedo’, “mamborn’”. La crescita del ‘pedomama’ è progressiva, sebbene i numeri restino lontanissimi da quelli maschili. “Abbiamo scoperto un caso lo scorso anno - ha raccontato Marisa Scavo, Procuratore aggiunto vicario a Catania -, una madre che abusava sessualmente del figlio più piccolo e faceva riprendere il tutto a quello più grande, per poi girare le immagini a un parente , che le rivendeva sul web”.

Le tipologie di pedofili in rete. L’Associazione Meter traccia nel Report l’identikit dei diversi pedofili in rete. C’è il ‘collezionista armadio’, che conserva gelosamente la sua collezione pedopornografica e non è mai coinvolto in prima persona negli abusi sui minori. Il ‘collezionista isolato' che accumula pedopornografia scegliendo una particolare categoria ed è coinvolto direttamente nell’abuso sui minori. C’è il ‘collezionista casetta’, che condivide la sua collezione e le sue attività sessuali con altri senza trarne profitto. Il ‘collezionista commerciale’, sfrutta personalmente i minori e produce, copia, vende materiale pedopornografico. Infine ci sono i ‘pedocriminali organizzati’, organizzati in strutture complesse che, con il consenso forzato dei genitori, agganciano le vittime per metterle a disposizione di violenze sessuali e farne un business a base d’incontri reali o virtuali.

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