sabato 25 novembre 2023
Il Club alpino italiano si riunisce a Roma per capire come affrontare la sfida del cambiamento climatico. Il presidente generale Montani: «Ognuno può fare qualcosa»
L'ecosistema della montagna è a rischio a causa del cambiamento climatico

L'ecosistema della montagna è a rischio a causa del cambiamento climatico

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La montagna soffre a causa dei cambiamenti climatici e gli oltre 300mila soci del Club alpino italiano non vogliono restare a guardare. Oggi e domani si riuniscono a Roma per il 101° Congresso nazionale, per ribadire che: «Cambiare rotta si può!». È questo il filo conduttore della due giorni di lavori, che sono stati preceduti da un anno di studi preparatori, confluiti nelle tesi congressuali. Tre i “tavoli di lavoro”: il Cai per il capitale naturale (sostenibilità ambientale); il Cai, la frequentazione responsabile della montagna, i nuovi comportamenti cosapevoli (sostenibilità sociale); il Cai per lo sviluppo della montagna, economia e politiche territoriali (sostenibilità economica). Tematiche impegnative che richiedono il contributo attivo dell'intero corpo sociale. «Viene richiesto a tutti i soci - si legge nella Relazione scientifica del Congresso, redatta dal coordinatore Riccardo Santolini, con Corrado Battisti e Giampiero Lupatelli - un cambio di paradigma e un'aperta disponibilità alla conoscenza, alla formazione e alla partecipazione attiva ai processi di tutela ambientale».

«La montagna ci sta lanciando il suo grido di dolore, lo fa con le lacrime sempre più copiose che escono dai ghiacciai, con i crolli sempre più numerosi e importanti, con gli autunni sempre più anticipati a causa delle temperature, con la costante perdita di biodiversità», ricorda il presidente generale del Cai, Antonio Montani. Da qui, la consapevolezza che, «in un'epoca di grandi cambiamenti ambientali, è ormai ampiamente noto come anche i comportamenti e le attività non responsabili condotte da frequentatori non attenti ai valori ambientali della montagna, possono impattare sulla biodiversità e gli ecostistemi», si legge ancora nella Relazione scientifica.

«Ormai non è più solo un problema di modalità di frequentazione ludica, di un turismo più o meno di massa - riassume il presidente Montani -. È un problema di drenaggio delle risorse, l’acqua, il vento, il suolo. La carenza di acqua, non già per la propria piscina o per innaffiare il giardino, ma per lavarsi e poi per bere, porterà a situazioni di conflitto difficilmente evitabili dove, come sempre, il più forte prevarrà sul più debole. Allora - sottolinea Montani - davanti ad uno scenario catastrofico, si impone la necessità di una presa di coscienza, per questo ci riuniamo a Roma, per interrogarci su cosa possa fare ognuno di noi e cosa possiamo fare tutti assieme nel nome del Club alpino italiano, per la difesa delle montagne del nostro pianeta».

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