lunedì 28 agosto 2023
A 32 anni dall'omicidio di Libero Grassi, il comitato fa il punto sul racket e sulla complicità di imprenditori e commercianti: «Troppo poche le denunce»
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«Il fenomeno estorsivo è cambiato e molti di coloro che pagano sono conniventi con Cosa nostra». È la forte denuncia del Comitato Addiopizzo in occasione del 32mo anniversario dell’uccisione dell’imprenditore Libero Grassi, il 29 agosto 1991. In una lettera-appello pubblicata oggi e anticipata ad Avvenire, l’associazione palermitana, nata nel 2004 per sostenere chi dice “no” al racket, lancia un grave allarme. «Sono ancora molti, soprattutto in alcune aree della città e in specifici settori, coloro che pagano le estorsioni e non denunciano. Su questa tendenza va però aggiornata la narrazione: rispetto al passato il tema che investe la maggior parte di coloro che pagano non è più quello della paura né tanto meno della solitudine, ma quello della connivenza».

Addiopizzo comparve la prima volta il 29 agosto 2004, quando alcuni giovani riempirono Palermo di adesivi listati a lutto con la frase “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Nuovamente quest’anno, ricordando Grassi, sottolinea come «la scelta di opporsi è possibile e non ha bisogno del clamore mediatico a cui, suo malgrado, fu costretto l’imprenditore». I giovani del comitato ricordano le «centinaia di denunce di operatori economici che si sono opposti a Cosa nostra e che dopo tale scelta sono riusciti a proseguire la loro attività economica in condizioni di normalità». Ma, avvertono, ci sono «commercianti e imprenditori che operano in diversi settori come quello dell’edilizia e che in cambio del pizzo pagato chiedono al medesimo taglieggiatore di scalzare concorrenti, di recuperare crediti e refurtive, di dirimere controversie con i dipendenti e di risolvere problemi di vicinato». Si tratta, prosegue la lettera, di «una variante degenerativa del fenomeno estorsivo che è sempre esistita ma che oggi ha assunto una dimensione dominante». Storie raccontate ad Addiopizzo da alcuni imprenditori poi accompagnati a denunciare. «Emergono le difficoltà di imprenditori e operai a lavorare in alcuni territori, dove, invece, altre imprese edili in cambio delle estorsioni pagate si accaparrano forniture e lavori realizzati in cantieri con bonus fiscali come quello per il ripristino delle facciate condominiali». Di fronte a questo, Addiopizzo lancia un appello alle organizzazioni datoriali dell’edilizia e ai sindacati affinché «promuovano interventi concreti, stimolino tutti gli imprenditori a denunciare e sensibilizzino i capicantiere a fare altrettanto». Un appello anche a governo e Parlamento affinché «più che ripristinare il “subbappalto a cascata”» adottino strumenti che inibiscano l’accesso a bonus e benefici fiscali a quelle imprese che pagano le estorsioni e non denunciano perché conniventi.

Quanto a Libero Grassi, per ricordarlo il 29 agosto in via Alfieri, nel luogo dell’omicidio, sarà affisso da parte della famiglia il manifesto che rievoca le condizioni di isolamento in cui maturò il delitto. Nel pomeriggio la VII edizione di “Vela per l’inclusione sociale” con i bambini dei quartieri Kalsa e Cep a bordo delle imbarcazioni della Lega Navale, tra cui Azimut, sequestrata ai trafficanti di immigrati. Al tramonto, all’Ecomuseo Mare Memoria Viva di Sant’Eramo, l’Associazione “Parco Libero” promuoverà un momento di dibattito.

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