martedì 19 aprile 2016
​Leader Csu: il prossimo presidente della Banca Centrale Europea sia tedesco. Piccoli risparmiatori in rivolta per il «tasso zero».
La Germania alza il tiro contro Draghi «l'italiano»
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Il grande attacco tedesco a Mario Draghi è ormai partito in grande stile, nonostante la tregua tra il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble e il presidente della Bce, questo fine settimana a Washington. I piccoli risparmiatori sono in rivolta per il tasso zero, e così la galassia delle banche regionali e delle casse di risparmio, tutti parlano di «esproprio» dell’«italiano alla Bce», posizione fatta propria dal ministro in persona. «Il prossimo presidente della Bce dovrà essere un tedesco – ha rincarato ieri Hans-Peter Friedrich, uno dei pesi massimi della Csu, partito 'fratello' della Cdu del cancelliere Angela Merkel – che si senta vincolato dalla tradizione della stabilità monetaria della Bundesbank». Draghi sarebbe reo di «una massiccia perdita di fiducia nella credibilità della Bce».«Un altro Draghi non ce lo possiamo permettere», rincarava la dose un altro parlamentare Csu, Hans-Peter Uhl. Più pericoloso per l’impatto sull’opinione pubblica è che a scendere in campo è il potentissimo tabloid Bild, un 'partito' che difficilmente un cancelliere può mettersi contro, e che ieri citava i politici della Csu. Lo stesso che 'sdoganò' l’allora governatore della Banca d’Italia, nel 2011, disegnandolo con un elmetto prussiano in testa. «Questi sviluppi – scriveva ieri l’editorialista Jan Schäfer – dovranno esser fermati dal prossimo presidente, a prescindere dal passaporto, in modo che il risparmio torni a rendere. E la Bce, nella tradizione della Bundesbank, torni a esser percepita come forte banca centrale, che non si fa prendere in giro da governi che non vogliono fare le riforme». L’allusione è chiara: «La politica di Draghi ha finora chiaramente mancato i suoi obiettivi», scrive, l’inflazione non risale, «molti governi non utilizzano i bassi tassi per fare le riforme e sanare i bilanci. Al contrario, la scorsa settimana l’Italia ha annunciato deficit più elevati per il 2017 e il 2018». Ieri un portavoce del ministero delle Finanze di  Berlino ha comunque ricordato che il mandato di Draghi «scade a fine 2019».  Eppure c’è un altro pezzo di Germania, anche tra i critici di Draghi, che non sta gradendo questo crescendo di attacchi. A difendere l’italiano è persino il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che ha strigliato i politici ricordando che l’indipendenza della Bce è «un bene prezioso» e definendo «adeguata » la politica di Draghi. E sottolineando che «i cittadini non sono solo risparmiatori, ma anche dipendenti, contribuenti, debitori. E in questo ruolo profittano dei bassi interessi ». Anche la Frankfurter Allgemeine, solitamente dura con Draghi, ieri ricordava che «i tassi negativi ci sono stati anche prima, se si considera l’inflazione. A rimetterci è solo chi lascia i suoi risparmi marcire sui conti correnti o in titoli di Stato, gli altri continuano a guadagnare». E a sostegno della Bce sono scesi pure i sei grandi istituti economici del Paese. Sullo sfondo, l’antiquato sistema bancario tedesco fondato su casse di risparmio e banche regionali legate a doppio filo con la politica, che subisce in pieno il tasso zero. «È evidente l’assurdità – scriveva ieri il Financial Times– del tentativo di influenzare la politica monetaria europea per salvaguardare gli interessi» di questa lobby. Del resto, ricorda Die Welt, Draghi non è certo solo, la sua azione «è sostenuta da ministri delle finanze e Banche centrali di tutto il mondo » e dal Fmi. A essere isolata è proprio Berlino.
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