venerdì 7 luglio 2023
Palazzo Chigi attacca la magistratura dopo che il Gip di Roma rifiuta di archiviare le indagini per le rivelazioni su Cospito del sottosegretario. Schlein: inaccettabile, Meloni esca allo scoperto
Il sottosegretario alla Giustizia Delmastro

Il sottosegretario alla Giustizia Delmastro - ANSA

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Piove un’altra tegola su Palazzo Chigi e al caso Santanchè si aggiunge quello del sottosegretario Andrea Delmastro, dopo che ieri il Gip di Roma ha negato l’archiviazione chiesta dal pm per le rivelazioni sull’anarchico Cospito. Un uno-due che spiazza il governo e trasforma «l’irritazione» filtrata mercoledì sera per le accuse alla ministra del Turismo in uno vero e proprio scontro aperto con le toghe.

«Non è consueto – si legge in una nota ufficiosa diffusa nel pomeriggio – che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio». Come del resto «è fuori legge in un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati che si apprenda di essere indagati dai giornali nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria». Ma «quando questo interessa due esponenti del governo in carica – prosegue ancora il testo – è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee». L’attacco, insomma, è frontale e nonostante il perdurante silenzio del premier è impensabile che la strategia non abbia avuto il suo benestare.

Scontata la reazione delle opposizioni con la segretaria dem Elly Schlein che ha definito «inaccettabile in un sistema democratico» il comunicato stilato dallo staff della presidente del Consiglio, così come i «toni intimidatori» usati contro i magistrati. «Meloni – ha aggiunto – esca dal silenzio e si assuma le proprie responsabilità».

Tornando a Santanchè, per ora l’esecutivo continua a fare quadrato, e ieri è stato il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, a farsi carico della difesa d’ufficio, garantendo all’interessata la massima fiducia della squadra di Meloni. Il dossier, però, inizia a scottare un po’ troppo e anche se la ministra tiene il punto («non ho ancora ricevuto avvisi di garanzia», ha ribadito), i pm di Milano hanno chiarito che la sua iscrizione nel registro degli indagati per l’inchiesta per bancarotta e falso in bilancio su Visibilia risale allo scorso 5 ottobre. Oltre a lei sono indagate altre cinque persone, tra cui la sorella Fiorella Garnero (che è stata consigliera della società) e il compagno Dimitri Kunz, (già presidente di Visibilia Editore). Per altro, stando a quanto si è appreso da fonti qualificate del palazzo di giustizia milanese, la secretazione del nome senatrice di Fdi risale al giorno successivo all'iscrizione ed è “scaduta” tre mesi dopo. Stupisce quindi che ad aver depositato la nomina formale di un avvocato nell’ambito della stessa inchiesta sia stato solo Kunz.

Ad ogni modo Santanché continua a ostentare sicurezza e ieri è tornata a occuparsi del suo dicastero intervenendo all'iniziativa dell'Anci sul Pnrr (Missione Italia 2021-2026) per chiedere maggiori fondi per il settore e provvedimenti per gli affitti brevi. Ovviamente, però, anche le opposizioni tengono il punto e dopo la mozione di fiducia del M5s (a cui si è accodata subito la segretaria del Pd Elly Schlein e quello di Si, Nicola Fratoianni) insistono perché la titolare del Turismo vada a riferire anche a Montecitorio. Proprio in merito all’eventuale informativa alla Camera si segnala anche il botta e risposta tra il capogruppo Fdi Tommaso Foti e l’omologo pentastellato Francesco Silvestri: il primo ha negato che la richiesta sia arrivata e il secondo ha invece ribadito di averla fatta personalmente (o meglio di aver chiesto una capigruppo per calendarizzarla), ottenendo dal ministro per i Rapporti per il Parlamento, Luca Ciriani, la promessa di farsi portatore dell’istanza con la diretta interessata.

Quello dell’opposizione è però un fuoco incrociato che si abbatte anche sul fronte aperto dalla mancata archiviazione di Delmastro. Il copione è lo stesso con Palazzo Chigi a difendere il suo sottosegretario e le opposizioni (al momento il leader di Europa Verde, Angelo Bonelli) a invocare le dimissioni. A distinguersi è però Azione che con Enrico Costa critica la decisione di Bonelli: «Si presenta un esposto contro l’avversario, ci si accomoda in poltrona e appena scatta l’indagine si chiedono le dimissioni. Uno stile che non condivido. Delmastro lo contrasto in commissione Giustizia».

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