martedì 20 ottobre 2020
L’investimento in polizze era stato presentato come affidabile ma ci si è poi trovati di fronte «a un contratto di puro investimento speculativo»
La Cattedrale di Pesaro

La Cattedrale di Pesaro - .

COMMENTA E CONDIVIDI

Ha fatto scalpore nei giorni scorsi un articolo apparso su Il Resto del Carlino: al centro della questione un presunto caso di mala gestione finanziaria dell’Arcidiocesi di Pesaro, che avrebbe investito e perso oltre mezzo milione di euro in Liechtenstein.

Per la precisione si tratta di 616mila euro che sarebbero «spariti – si legge nella ricostruzione giornalistica – nella pancia della "ValorLife Lebensversicherungs AG", società finanziaria-assicurativa che li ha bruciati in titoli ad alto rischio».

L’articolo tira poi in ballo il cardinale Angelo Bagnasco, alla guida della Chiesa pesarese tra il 1998 e il 2003, e l’attuale arcivescovo monsignor Piero Coccia. «Un articolo con intenzione pregiudiziale – spiega l’Arcidiocesi –, allusivo a scandali dei quali poi in realtà non si trova traccia».

Sulla questione è intervenuto ieri l’ufficio stampa diocesano, che ha precisato che «nell’articolo si afferma che le ultime polizze-vita sottoscritte alla "ValoriLife" risalgono al luglio/agosto 2004. Occorre però ricordare che monsignor Coccia ha fatto il suo ingresso in Diocesi il 31 maggio dello stesso anno e si è trovato, a nemmeno due mesi dal suo insediamento, ad approvare un’operazione iniziata fin dal 2003 e presentata dagli amministratori del tempo come sicuramente affidabile. Non aveva motivi per dubitare (come non li avevano i suoi predecessori) anche perché ancora non c’erano segnali evidenti della inaffidabilità delle polizze proposte dall’intermediario finanziario pesarese. L’articolo afferma inoltre che "l’unico contraente delle nove polizze era la Diocesi, che avrebbe incassato l’intero ammontare delle somme con gli interessi". In realtà la Diocesi ha sottoscritto solo alcune polizze con un importo non rispondente a quello indicato nel giornale; le altre appartengono forse alle parrocchie che, essendo enti ecclesiastici con personalità giuridica, hanno fatto l’investimento in modo totalmente autonomo».

Infine l’Arcidiocesi smentisce anche il fatto che nessuno si sia più interessato dell’andamento dell’investimento. «I nuovi amministratori della diocesi già dal 2008 si sono rivolti a un prestigioso studio legale internazionale di Roma».

La causa oggi è nelle mani dell’avvocato dell’Arcidiocesi che spiega come «gli amministratori del tempo avevano l’intenzione di sottoscrivere delle polizze vita con capitale garantito ma si sono ritrovati – per la mancata chiarezza del promotore finanziario – di fronte a un contratto di puro investimento speculativo».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: