sabato 1 ottobre 2022
A Bari l'incontro con gli ex alunni pugliesi tornati al Sud organizzato da Conferenza episcopale pugliese, ateneo e Istituto Toniolo. Presenti Anelli e i vescovi Negro, Satriano, Giuliodori
I talenti del Sud risorse per la nazione, la sfida della Cattolica

Università Cattolica

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Nonna e nipote, moglie e marito accomunati dall’aver studiato sugli stessi banchi dell’università Cattolica. Passato e presente che raccontano di volti di pugliesi magari andati al Nord per studiare e poi tornati al Sud a vivere. Ecco che così sul palco del teatro Piccinni di Bari ci sono la nonna che laureata in Lettere negli anni 50 accanto al nipote oggi ricercatore. Marito e moglie titolari di un’azienda agraria locale che si sono conosciuti proprio durante gli anni trascorsi nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica. È ricca di esperienze la rete degli alunni pugliesi dell’ateneo di Largo Agostino Gemelli, raccontate nel corso dell’incontro L’Università Cattolica del Sacro Cuore a servizio dei giovani, dei professionisti e della società del sud, organizzato dalla Conferenza episcopale pugliese (Cep) assieme all’ateneo e all’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore della Cattolica. I giovani del sud, ha ricordato l’arcivescovo di Otranto e presidente della Conferenza episcopale pugliese Donato Negro – affrontano difficoltà maggiori rispetto ai coetanei del resto d’Italia. Cercano opportunità altrove, ma c’è un desiderio forte di sentirsi soggetti attivi capaci di produrre valore nel proprio territorio».

Il rettore Franco Anelli

Il rettore Franco Anelli - Università Cattolica

Proprio per questo, aggiunge il rettore della Cattolica Franco Anelli, «l’Università Cattolica ha il dovere di trovare il modo di consegnare agli studenti che vengono da noi competenze che poi possono essere impiegate nei territori di provenienza». Una volontà sottolineata anche da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell'ateneo. «L’Università Cattolica è un’istituzione culturale che ha grandi radici sul territorio - ha precisato – La continua osmosi e scambio tra giovani di regioni diverse è un circuito virtuoso». Un aspetto sottolineato anche da monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari- Bitonto: «Una università è cattolica non in senso restrittivo ma per capacità di educare alla libertà e all’universalità del sapere. Oggi l’Università Cattolica è in un percorso generativo».

Il presidente della Conferenza episcopale pugliese monsignor Donato Negro

Il presidente della Conferenza episcopale pugliese monsignor Donato Negro - Università Cattolica

Le storie di chi ha scelto di spostarsi dal proprio luogo di origine per studiare in Cattolica testimoniano un legame a doppio filo tra università e territorio che oggi invece è messo a rischio dalle difficoltà dei giovani italiani, sempre più insidiati dalla condizione di Neet (i ragazzi che non studiano e non lavorano). «Il tema delle nuove generazioni è sfidante – ha detto perciò il sindaco di Bari Antonio Decaro – le elezioni hanno mostrato come la politica non sappia parlare ai giovani, che invece sentono il bisogno di sentirsi coinvolti». Per mettere al centro dell’agenda nazionale le nuove generazioni, così il docente di Demografia della Cattolica Alessandro Rosina ha affiancato a termini ormai noti come Neet o Expat la parola degiovanimento: «Se le politiche indicano le trasformazioni del nostro paese concentrandosi sull’aumento degli anziani e non sui giovani che mancano diventa difficile metterli al centro».

Le storie

Tanti alunni pugliesi hanno scelto di tornare al Sud. È il caso di Lilliana Gadaleta, laureatasi in Lettere e Filosofia nel 1954 e poi insegnante per una vita nelle scuole pugliesi. Un passo simile lo ha compiuto Giovanni Giuntoli, che ha scelto Scienze agrarie alimentari e ambientali seguendo le orme di papà Sante e Anna e che oggi lavora come agronomo per lo spin off dell’ateneo HORTA.

Per generare valore nei propri luoghi d’origine tuttavia non bastano competenze e soft skills. È l’attenzione per l’uomo a dare una marcia in più, come raccontato da Alba Fiorentini, laureata in Medicina alla Cattolica di Roma e oggi direttrice del Dipartimento diagnostico e terapeutico, ente ecclesiastico ospedale generale regionale “Francesco Miulli”: «Durante i miei studi ho sperimentato l’humanitas, l’importanza della relazione non solo con il paziente, che deve essere sempre al centro, ma anche con tutti gli specialisti del processo di cura».

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