venerdì 24 febbraio 2023
Dopo otto ore di camera di consiglio i giudici respingono l’ennesimo ricorso del detenuto in sciopero della fame da 4 mesi. Il ministro Nordio «prende atto»
La Cassazione lascia Cospito al 41-bis. L’anarchico: dopo di me ancora lotta

ANSA

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La decisione è arrivata a sera, dopo otto ore di camera di consiglio. I giudici della I sezione penale della Suprema Corte, presieduti da Angela Tardio, hanno rigettato il ricorso contro il regime carcerario del 41-bis presentato dalla difesa di Alfredo Cospito, l’anarchico cinquantacinquenne di origine abruzzese condannato per gravi reati e in sciopero della fame da quattro mesi. Alla notizia del verdetto, è esplosa la rabbia di un gruppo di manifestanti anarchici, che dal mattino avevano organizzato un presidio fuori dal Palazzaccio, circondato da un fitto cordone di sicurezza, con agenti in uniforme e in borghese e una ventina di automezzi di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza.«Assassini, assassini», hanno iniziato a urlare in coro i manifestanti. Poi, prima di raccogliere gli striscioni e smontare il presidio, hanno avvertito: «Lo hanno condannato a morte. Saranno responsabili di tutto quello che succederà».

La pronuncia. I giudici hanno dunque respinto il ricorso presentato dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Cospito. La decisione non ha pertanto accolto la richiesta della Procura generale che, nella requisitoria, aveva chiesto di annullare con rinvio per un nuovo esame l’ordinanza del tribunale di Sorveglianza di Roma (datata 1 dicembre 2022), che aveva confermato il 41bis per l’anarchico. «Emerge nella motivazione dell’ordinanza impugnata», aveva argomentato il pg Pietro Gaeta, «una carenza di fattualità». Essere, o essere stato, leader di gruppi anarchici ed essere un loro punto di riferimento per gli scritti o le condanne, era la linea di ragionamento del procuratore generale, non sono ragioni sufficienti per mantenere Alfredo Cospito al 41-bis. Perché è necessario dimostrare e provare un suo attuale legame con la galassia anarco-insurrezionalista.

Una linea che però i giudici non hanno accolto. A dicembre, nel ribadire la necessità del 41bis per l'anarchico, il Tribunale di Sorveglianza romano aveva ritenuto che Cospito, se posto in regime carcerario ordinario o anche in quello di alta sicurezza, potesse continuare ad esercitare «il suo ruolo apicale». Nell’ordinanza, si evidenziava inoltre «un concreto pericolo, una qualificata capacità di Cospito di riprendere pienamente i vincoli associativi pur dall’interno del carcere, e di veicolare all’esterno e con autorevolezza disposizioni criminali». Ancora, secondo i giudici capitolini le comunicazioni di Cospito «con le realtà anarchiche all’esterno del circuito carcerario, appaiono assidue» e «producono l’effetto di contribuire a identificare obiettivi strategici» e a «stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni». Una posizione che, stando alla pronuncia di ieri, potrebbe esser stata tenuta in considerazione dalla Suprema Corte.

Asciutto il commento del Guardasigilli Carlo Nordio, contrario alla revoca del regime carcerario duro ma comunque - si fa sapere da via Arenula - preoccupato per la tutela della salute di Cospito: «Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione», fa sapere, che «attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza».

«Vogliono il martire, l’avranno». In serata, dal reparto penitenziario dell’ospedale milanese San Paolo, dove è ricoverato, Cospito fa trapelare la sua amarezza, lasciando intendere di voler sospendere gli integratori che da giorni sta assumendo insieme allo yogurt e di volersi lasciare morire presto: «Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta». Dopo 120 giorni di digiuno, è sceso da 117 chili a 70. Gli integratori hanno riportato i suoi valori pressori e sanguigni a livelli di minor rischio. Tornare al digiuno di prima (solo acqua, con sale o zucchero) potrebbe farli scendere a picco. Nelle scorse settimane l'ideologo della Federazione anarchica informale ha depositato una dichiarazione al Dap, in cui esprime la volontà di non essere alimentato artificialmente se le sue condizioni dovessero peggiorare fino a ridurlo in uno stato di incoscienza. «Volevano il martire e lo avranno», è il commento a caldo dell’avvocato Flavio Rossi Albertini, che non nasconde la propria amarezza: «Avevo maturato qualche speranza, dopo che per ben due volte la Cassazione aveva anticipato l’udienza e soprattutto dopo il parere del pg della Cassazione. I giudici hanno deciso così, perché si sentono forti dal momento che hanno l’opinione pubblica a favore». Dopo la lettura della requisitoria del procuratore generale, considera il legale, «pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. Ci sbagliavamo».

L’ultima istanza da valutare. Sul piano procedurale, al detenuto resta una ultima chance: quando il ministro Nordio ha respinto la sua richiesta di revoca del 41-bis, il suo legale ha fatto ricorso al Tribunale di sorveglianza di Roma. Un «reclamo che non sospende l’esecuzione del provvedimento» e che Rossi Albertini ha effettuato, come previsto dalle norme, «nel termine di venti giorni dalla comunicazione del provvedimento». A doversi esprimere sull’istanza sarà ancora una volta, per competenza, il Tribunale di sorveglianza di Roma.

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