lunedì 27 novembre 2023
La struttura, che ospita i genitori dei bimbi curati all’ospedale Papa Giovanni, si allarga per avere 15 stanze e 3 appartamenti in più
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È una pietra simbolica, ma su cui poggia qualcosa di già concreto. Un aiuto alle famiglie che affrontano uno dei momenti più delicati: la malattia di un figlio, i viaggi verso l’ospedale, i lunghi ricoveri. Per i piccoli pazienti in cura all’ospedale “Papa Giovanni” di Bergamo ci sarà un aiuto in più: la «Casa di Leo», la struttura creata a Treviolo (Bergamo) da Michele Morghen e Susanna Berlendis e inaugurata a gennaio 2018, si prepara a diventare più grande. Da quasi sei anni, infatti, la struttura – pensata dai genitori del piccolo Leonardo Morghen, scomparso nel 2015 a soli dieci anni per una malattia rarissima che lo ha costretto a lunghi viaggi per le cure negli Usa, in Europa e infine al “Papa Giovanni” – mette a disposizione gratuitamente cinque stanze per altrettante famiglie di bambini in cura all’ospedale di Bergamo, tra le eccellenze italiane delle cure pediatriche. Finora, grazie all’impegno della famiglia Morghen e di tantissimi volontari e sostenitori, sono state aiutate circa 180 famiglie (circa un terzo arrivate dall’estero), mediamente per soggiorni di un mese ma in alcuni casi anche di anni. Ora questa solidarietà si amplierà, letteralmente: sabato mattina a Treviolo è stata posata la prima pietra del cantiere che porterà all’ampliamento della “Casa di Leo”, che arriverà ad avere 15 stanze più 3 appartamenti autonomi, per un totale di 18 unità abitative. La nuova area sarà pronta entro fine 2024 e permetterà alla «Casa di Leo» di accogliere fino a 300 famiglie all’anno.
Quella del piccolo Leo è un’eredità viva, che grazie a un forte rete solidale s’è fatta generosità concreta per molti: «Tutti i servizi della Casa di Leo – ha raccontato Michele Morghen – sono nati per migliorare la struttura ma anche noi stessi. In questi anni abbiamo colmato molte lacune seguendo la necessità di cambiamento. Saremo vicini alle famiglie in un percorso di accompagnamento, crescita e consapevolezza insieme al proprio figlio bisognoso di cure». Il progetto dell’ampliamento vale oltre 5,5 milioni di euro e sarà realizzato anche con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. Gli appartamenti autonomi, dotati di particolari tecnologie sanitarie, permetteranno anche di accelerare le dimissioni dall’ospedale, così da proseguire la convalescenza con la vicinanza dei familiari.
Tra i diversi saluti istituzionali della giornata di sabato è arrivato anche il messaggio di Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità: «Casa di Leo è un punto di riferimento per bambini e famiglie. Istituzioni, mondo privato e terzo settore devono lavorare sempre di più con obiettivi comuni: una sinergia che rappresenta davvero la forza del nostro Paese». «La morte può generare vita – le parole di don Michelangelo Finazzi, vicario episcopale per i laici e la pastorale della salute, che ha portato i saluti del vescovo monsignor Francesco Beschi e che ha benedetto la prima pietra – e il seme di Leo è in grado di generare un albero sempre più grande con tanti frutti».
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