venerdì 19 agosto 2016
Paralizzata dopo un incidente stradale deve sottoporsi a terapie molto costose. Tante preghiere, pellegrinaggi e raccolte di fondi: una campagna per consentire alla giovane di tornare a ballare e condurre, il più possibile, una vita normale.
La battaglia di Valeria ha bisogno di tutti
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Gli occhi degli innamorati si dice che parlino. Valeria Sciacovelli e Pierpaolo Zonno non fanno eccezione a questa regola ma guardandoli insieme si nota una marcia in più, un’affinità elettiva forgiata a fuoco dal dolore. Valeria ha 22 anni, lui, 8 anni più grande, l’ha conosciuto per caso, in un supermercato. Poi, per una serie di coincidenze, è finita a lavorare in uno dei tre bar che Pierpaolo gestisce a Bari. «Siamo stati insieme un anno. Poi l’ho lasciata – racconta oggi lui – perché era molto gelosa. Per un periodo non ci siamo parlati, abbiamo frequentato altra gente, poi abbiamo ricominciato a vederci. Lei intanto era cambiata, cresciuta. Aveva degli amici, aveva scoperto la passione per il ballo. Non ero più io il centro. Io però approfittavo del grande amore che nutriva per me per starle dietro ma senza impegnarmi».  Poi la svolta. Un pugno in pieno viso. Il 5 febbraio del 2015, proprio mentre di primo mattino sta andando al lavoro, Valeria si schianta con l’auto. Resterà in coma cinque mesi. «La ricoverarono a Lecce, in un centro risvegli. Tutti i weekend li passavo da lei. La gente parlava, in fondo non ero più il suo fidanzato. Non capivano. A Valeria volevo bene e basta, non era questione di ruoli. Iniziai ad organizzare incontri di preghiera per chiedere che si risvegliasse. Dopo tre mesi il medico ci disse che non c’erano più speranze. Dai test neurologici, i potenziali evocati acustici, emergeva che sarebbe rimasta per sempre in stato vegetativo». Pierpaolo, però, non si è arreso ed è partito per un pellegrinaggio mariano insieme alla sorella di Valeria ed al fidanzato di lei. «Era il marzo del 2015.  Pregammo notti intere incessantemente». Dopo un mese ci furono i primi miglioramenti. Il giorno di Santa Rita, finalmente, il risveglio. «Una donna vestita di bianco, con una corda alla vita e capelli lunghi e castani mi ha chiamato per nome e mi ha detto che sarei guarita», racconta Valeria. «Prima dei genitori ha riconosciuto me. Io – confessa Pierpaolo – piangendo le dissi: “Proprio di me, di cui ti dovevi dimenticare. ti sei ricordata?”».  La battaglia continua. Valeria ha una tetraparesi e danni cerebrali gravissimi. Non può camminare, mangiare o lavarsi in autonomia. Sulla carta non potrebbe neanche formulare pensieri complessi. Invece con qualche fatica parla, ci racconta del suo Pierpaolo «che è bello, simpatico, tanto buono e per me ha fatto di tutto», del desiderio che ha «di poter tornare a ballare e condurre una vita normale, aiutando chi soffre». Perché possa ottenere un ottimo recupero, però, servono cure all’avanguardia e costose in una clinica svizzera. Sono cinque i cicli da fare, ognuno costa 30mila euro. Il primo Valeria ha già cominciato a farlo grazie al sostegno di tanti. «Per riuscire nell’impresa da qualche mese ho creato un’associazione che si chiama “Forza Valeria” – dice Pierpaolo – e abbiamo una pagina Facebook aggiornata. Anche piccoli contributi ci aiutano. Molti nel mondo dello sport e dello spettacolo si stanno mobilitando, ma servono in tutto 150mila euro. Abbiamo solo un anno e mezzo di tempo per le cure, poi il danno cerebrale si cronicizzerà e non potremo più sperare in un recupero. Ma sono convinto che anche stavolta Dio ci aiuterà».
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