martedì 30 agosto 2022
Protagonista dell'imprenditoria brianzola e lombarda ma anche raffinato intellettuale e artista. I funerali nel Duomo di Monza
Peppo Locati

Peppo Locati - Famiglia Locati

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Chi ha conosciuto a fondo Giuseppe Locati, credo che non potrà che confermare quanto scriverò di seguito. A 83 anni, Monza perde un grande signore di quella generazione illuminata che ha fatto la storia dell’imprenditoria. Una di quelle menti illuminate che si rifacevano alla razza industriale degli Olivetti e dei Mattei. Ma rispetto a loro, “Peppo” per gli amici, specie quelli di liceo, aveva sviluppato un pensiero “leonardesco” che lo portava a spaziare dall’arte alla filosofia, passando necessariamente dalla sua prima grande passione universitaria, la fisica.

«Sono convinto di vivere in una realtà che non è esatta, non è corretta, non corrisponde alla realtà... Questa preoccupazione tranciante mi preoccupa e in un certo senso umanamente mi addolora», scrive in incipit al saggio Il passo lungo della meditazione. Dio esiste? (Edizioni La Fronda), ultima opera di filosofia della scienza di questo genius loci monzese che ha portato avanti fino alla fine il sogno iniziato da suo padre Guido, le Officine Locati.

Azienda leader nella produzione di serrande e chiusure di sicurezza ad alta tecnologia, che, dopo la laurea in Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, “Peppo”, prese saldamente in mano. Per me e il collega Luigi Marsiglia che lo ha seguito fraternamente in questi anni di grande creatività artistica e letteraria, il “Peppo” era l’«Ingegner fantasia».

Il nostro Gadda privato, capace di brevettare qualsiasi invenzione gli venisse in mente, dagli sci accoppiati a doppia lamina per neve ghiacciata (usati dalla Nazionale negli anni ’70) alla carta ad impatto ambientale zero, «ovvero prodotta senza l’impiego di acqua», ci teneva a sottolineare.

Un uomo appassionato e capace di appassionare anche noi neofiti, quando ci parlava del «motore rotativo ad alimentazione termica di nuova generazione» e con il sorriso dell’uomo giusto si illuminava a convincere anche l’interlocutore più scettico: «Credetemi è un meccanismo rivoluzionario e l’ho appena brevettato».

L’ultimo saluto della sua Monza (che ha abbracciato la moglie Betti, i figli Guido e Rossana e i nipoti) lunedì pomeriggio al Duomo ha visto la presenza di tutta quell’imprenditoria brianzola che ha sempre visto in Locati un «modello». Il suo ultimo grande sogno era quello di realizzare una grande mostra in Vaticano. «Mi piacerebbe tanto che le mie opere venissero viste da papa Francesco al quale vorrei donare il mio prossimo libro, sarà un’autobiografia...», ha confidato prima di andarsene.

Dal Vaticano intanto è arrivato il messaggio di cordoglio e di stima a firma di don Giuseppe Tanzella-Nitti, dottore in teologia e professore ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università. Un interlocutore don Tanzella-Nitti con il quale aveva discusso in merito ai grandi misteri della fede e da filosofo, avrebbe tanto voluto conoscere in vita quello della morte. Quando tempo fa se ne andò il suo caro amico d’infanzia Massimo Viscardi, con la sua straordinaria ironia disse malinconico: «Un po’ lo invidio, almeno adesso Massimo ha risolto il mistero».​




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