sabato 26 novembre 2022
Il ministro Darmanin: Roma accetti la legge del mare. La Commissione: il diritto internazionale obbliga gli Stati membri a fare il necessario per salvare vite umane
Il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas (a sinistra) e il ministro Matteo Piantedosi a Bruxelles

Il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas (a sinistra) e il ministro Matteo Piantedosi a Bruxelles - Ansa

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L’Italia prima rispetti la legge del mare, faccia sbarcare e registri i migranti, solo allora la Francia ritornerà ad accettare ricollocamenti. Il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin ha mantenuto il punto, sfruttando come palcoscenico la riunione straordinaria dei ministri dell’Interno ieri a Bruxelles, voluta esplicitamente da Parigi a seguito dello scontro con l’Italia sulla vicenda della Ocean Viking. «Se l'Italia non prende navi e non accetta la legge del mare – ha avvertito il francese prima di entrare alla riunione - non c'è più motivo di fare i ricollocamenti. Non possono Francia e Germania allo stesso tempo prendere i migranti delle navi e fare i ricollocamenti». Raccontano che anche nel suo intervento nella riunione sia stato piuttosto «combattivo», esprimendo in sostanza gli stessi concetti. In questo, bisogna dirlo, la Commissione almeno in parte ha dato ragione a Parigi. «Il diritto internazionale – ha dichiarato il vicepresidente Margaritis Schinas - obbliga gli Stati membri responsabili della zona Sar (ricerca e salvataggio, ndr) nelle acque internazionali a fare il necessario, cioè salvare la vita delle persone, farle sbarcare nei loro porti e registrare il loro status». Fatto sta che, a sentire chi era presente, Piantedosi non ha replicato a Darmanin, evitando così lo scontro. «Non è vero – si è limitato a dire nel suo intervento - che l’Italia non rispetta il diritto internazionale». Tra i due comunque nessun bilaterale, solo una veloce stretta di mano. «Rapporti normalissimi e buonissimi» commenta poi Piantedosi.

Nel complesso ieri si sono registrati toni più pacati e cooperativi. «Penso che la situazione sia molto migliorata – commenterà a fine riunione il ministro dell’Interno ceco, Vit Rakusan, presidente di turno -. Abbiamo la sensazione che la tensione sia già passata». E «questo incontro si è svolto in un'atmosfera molto costruttiva e questo è positivo ed è promettente anche per il consiglio» ordinario dei ministri dell’Interno in calendario l’8 dicembre.

«Se c'è una cosa che abbiamo imparato – dice anche Schinas - è che le risposte sono necessariamente europee. Accogliamo con favore lo spirito di fiducia e cooperazione con cui i ministri si sono riuniti. È stato diverso dallo spirito della crisi Ocean Viking che ha permesso alle forze populiste di affermare che l'Europa non è in grado di fornire risposte».

In assenza per ora di un accordo sul Patto sulla migrazione, il punto di incontro appare il ben più modesto Piano d’azione sul Mediterraneo Centrale in 20 punti (miglior coordinamento tra Stati e navi, accelerazione sul fronte delle ridistribuzioni, più contatti con i Paesi di origine e transito) presentato dalla Commissione martedì scorso, e che ieri ha raccolto l’assenso di un po’ tutti. «C'è molta soddisfazione – dice Piantedosi -. Ci sono state discussioni convergenti. Il Piano ripercorre quello che l'Italia aveva sempre detto, cioè un'azione forte dell'Europa sia per migliorare il sostegno ai Paesi di origine e transito dei flussi migratori sia per sviluppare contenimento delle partenze e migliorare i rimpatri».

Che succederà all’arrivo della prossima nave carica di migranti? Piantedosi glissa, «non si è trattato di casi singoli» spiega. «La prospettiva del piano d'azione – aggiunge – è quella di condividere quanto prima regole di coordinamento delle azioni Sar, ma non siamo entrati nello specifico. Tutto questo verrà definito nelle riunioni successive», forse già l’8 dicembre. L’Italia vuole un codice di condotta per le navi ong, la Commissione non è contraria. «Le operazioni delle ong – dice Schinas - non sono un tabù, le operazioni nel Mediterraneo non possono avvenire in una situazione da Far West». Salvo poi ricordare che per la redazione di un tale codice Bruxelles «non ha le competenze giuridiche», anche se «può aiutare gli Stati a fissare regole». Del resto, Paesi come la Germania si oppongono a un codice che limiti l’azione di salvataggio delle navi ong.© riproduzione riservata

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