sabato 16 settembre 2023
Si cerca un patto su fondi alla Tunisia e missione Ue. Telefonata tra la premier e Macron: Francia «solidale». Meno aperture dai tedeschi. Domani Cdm, Salvini smorza i toni
Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, al recente G20 in India

Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, al recente G20 in India - Reuters

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Dopo le scintille tra governi e tra Roma e Bruxelles, si prova a riannodare il filo della collaborazione europea sugli sbarchi record di migranti a Lampedusa e sulle coste italiane. Il primo segnale lo manda Ursula Von der Leyen, la presidente della Commissione Ue, che rispondendo alla lettera della premier Giorgia Meloni oggi, domenica, sarà sull’isola-simbolo della sofferenza e dell’accoglienza di chi arriva in Italia dopo l’odissea nel Mediterraneo. Con Von der Leyen e Meloni ci sarà anche la commissaria Ue per gli Affari interni Yilva Johansson. Sarà una visita lampo, raccolta in due ore, ma che avrà soprattutto lo scopo di stoppare le polemiche e rilanciare la collaborazione.

Qualcosa si è mosso nelle ultime ore, proprio nel momento in cui l’Ue sembrava deragliare tra polemiche e accuse. Sono ripresi e si sono infittiti i rapporti tra Roma e Parigi, sino ad una telefonata, nel pomeriggio, tra Macron e Meloni. Il presidente francese «ha ribadito che la Francia è solidale con l’Italia di fronte alla sfida migratoria che investe l’isola di Lampedusa», ha riferito l’Eliseo. La sfida va affrontata «con umanità» e rafforzando «la cooperazione a livello europeo».

Difficile dire se ci siano aperture transalpine a quella «missione navale» evocata da Meloni nel videomessaggio di venerdì sera, e anche se possa concretamente tornare in vita qualcosa di simile alla vecchia Operazione Sophia, ieri citata dal vicepremier Antonio Tajani come possibile risposta.

Al momento è più corretto parlare di distensione con Parigi e con Bruxelles, finita sotto accusa di Roma per le posizioni di Joseph Borrell, Alto rappresentante per la Politica estera, critiche verso l’accordo con Tunisi. Proprio sullo sblocco dei fondi l’Italia sembra aver ricevuto la sponda di Parigi. Meno da Berlino alla luce delle interlocuzioni di giornata sia sul meccanismo volontario di accoglienza interrotto nei giorni scorsi sia sui flussi dal Paese africano.

Un passo verso il superamento dello stallo sembra esserci stato con il colloquio telefonico a cinque tra la commissaria Johansson, il ministro degli Interni Piantedosi e i colleghi di Spagna, Francia e Germania: Fernando Grande-Marlaska, Gérald Darmanin e la tedesca Faeser. Il «taglio operativo» di una possibile azione comune verrà però discusso al Consiglio Affari interni Ue del 28 settembre.

La sensazione però è che tutti abbiano capito di essere andati troppo oltre nelle divisioni. Anche in Italia. Perciò, dopo gli attacchi a Piantedosi perché Meloni intendesse, ieri dalla Pontida leghista Matteo Salvini ha teso la mano: «Giorgia sta facendo miracoli, otterrà il massimo dalla visita di Von der Leyen». Mentre il ministro Calderoli sente il collega del Viminale Piantedosi per chiarirsi dopo un attacco a mezzo stampa in cui giudicava insufficiente l’azione dell’attuale titolare del Viminale rispetto alle misure messe in campo da Salvini durante il governo Conte I.

D’altra parte il capo della Lega si prepara ad “incassare”: domani in Cdm arriveranno le misure annunciate dalla premier. Un centro per il rimpatrio per ogni Regione con l’aiuto della Difesa, velocizzazione del riconoscimento dei minori e, soprattutto, estensione del trattenimento fino a 18 mesi. Una stretta con cui la premier vuole sottrarsi all’accusa di essere troppo «morbida» e «diplomatica» rispetto agli annunci elettorali.

Le opposizioni intanto vanno giù dure. Anche Giuseppe Conte sarà a Lampedusa mercoledì prossimo per sancire, come dice anche Elly Schlein, il «fallimento» del governo. «Non durerà cinque anni», scommette la segretaria dem.


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